giovedì 19 febbraio 2015

giovedì 5 febbraio 2015

Udite! Udite! BENIAMINO PLACIDO vs Alfonso Berardinelli.

[ LA VAGA FANCIULLA SOSPIRA IL MARITO ] BUONE notizie. Il settimanale Panorama pubblica adesso (da due settimane) una nuova rubrica che si intitola La Poesia. Ed ha già proposto ai lettori due composizioni: Variazioni belliche di Amelia Rosselli, e Maledizione del poeta inglese Wystan H. Auden. Non le manda in giro sole, Panorama, queste sue poesie. E fa bene. La poesia è fragile e difficile. Potrebbe fare dei cattivi incontri. Potrebbe essere vilipesa: o peggio, incompresa, per strada. Perciò la fa accompagnare da un commento di Alfonso Berardinelli. Che è un cavaliere critico ardimentoso. Dalla lettura dei versi deduce sempre lezioni di risentita morale civica. Dalla poesia della Rosselli (Contiamo infiniti cadaveri. Siamo l' ultima specie umana) deduce che, accidenti, è proprio vero: Noi, l' Occidente sviluppato, continuiamo a vivere di cannibalismo ai danni dei paesi più poveri e riempiamo un piccolo pianeta di armi e rifiuti. Dalla poesia di Auden, riferita all' invenzione del motore Diesel, Berardinelli deduce che il nostro pregiudizio favorevole al nuovo, al progresso, è un pregiudizio moderno, cioè essenziale all' accelerazione del consumo, realizzazione del profitto, e simili. 
Alfonso Berardinelli sa fare di meglio, come critico letterario, posso assicurarlo. Tant' è vero che vorrei affidargli una vecchia poesia da commentare. 
Una poesia facile e sorridente. Scritta da Vincenzo Padula prete-poeta-patriota calabrese dell' Ottocento, che Carlo Muscetta fece conoscere negli Anni Cinquanta , questa poesiola descrive la situazione della fanciulla pudica che si ritrae dal mondo, evidentemente inadeguato ai suoi palpiti. Nessuno può spiegarla meglio di Berardinelli, che fino all' altro ieri se ne stava ritirato sotto la sua sdegnosa tenda. Dicendo cose cattivissime sul mondo intero e contro i mezzi di comunicazione di massa: vuoi quotidiani, vuoi settimanali; sui quali adesso per nostra fortuna scrive.
Ma ecco la poesia:
 Già tien quindici anni la vaga fanciulla / Né più nel giardino coi fior si trastulla; / Non segue gli uccelli, non l' aurea farfalla, / Le piacciono i preti, va sempre alla Messa; / Abbassa gli sguardi, tien curve le spalle, / Compone altarini, ogni dì si confessa; / Ricerca i silenzi di luogo romito; / Sospira il marito, sospira il marito. 
Letta bene, la poesia non serve soltanto a tuonare contro gli altri. Serve anche soprattutto a capire se stessi.

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