sabato 22 agosto 2009

Vito Riviello ad alta voce


Vito Riviello ad alta voce - oraesatta@calabriaora.it
- Eh, lo so che molti poeti rifiutano di definirsi così, poeti che stimo molto, Toti Scialoja, per esempio, invece io sono felicissimo di dirlo. Trovo nella parola comico una duttilità semantica che va molto più in là del suo significato originario. Una volta Majorino ha parlato di comicità linguistica, credo a proposito dell'Avanguardia. Giustissimo! La comicità linguistica è alla base di tutta la comicità nuova, intendo una poesia che abbia in sé la stupefazione, la meraviglia, la sorpresa - oltre il non-sense. Dietro l'angolo della poesia comica c'è lo spauracchio di pezza, c'è il clown, c'è il giullare, c'è l'inverno mentre sei in estate, c'è l''equilibrista. Per far ridere come? Per far ridere anche dentro:oggi la comicità va dal fuori al dentro e dal dentro al fuori. Oggi la risata è mentale, oltre che linguistica. E l'atteggiamento di un comico con l'aria ammiccante e smarrita di chi non sa esattamente come andrà a finire, sì, c'è questo io, l'autore, che si nasconde per paura, paura di un vuoto surreale, gremito di oggetti, i soliti palloncini del surrealismo più vieto; altri, però, sono oggetti contundenti, persino bombe atomiche. E allora in me cè questa paura, mentre fluisce la vita, di cozzare, di sbattere - del colpo mortale. Il buffo nasce proprio da qui, da come mi nascondo, mi sottraggo, dal come io finga di non avere paura. Con la tristezza dellautore clown, che fa questi movimenti sconnessi per nascondersi, per ripararsi, per poter vivere, guardare serenamente, però con l'occhio rivolto a qualche colpo improvviso. E' una presa di coscienza del reale; sì, non essendo l'autore un aggressivo, guarda con distacco come al museo, e pensa che il mondo sia lì, sia afferrabile, comunque sia a portata di conoscenza. Il buffo nasce invece quando il mondo, rappresentato da uno dei suoi simboli oggetti, comincia a muoversi: e addirittura a offendere, se non proprio a colpire l'autore, questo milord della beata incoscienza. Freud ha sempre sostenuto che il linguaggio è un materiale plastico. Chi più di Totò ha manipolato questa specie di cera-pongo del linguaggio, essendo anche del linguaggio del suo corpo, soprattutto, essendo stato un grande mimo. Lo indicherei ai giovani come una grande fonte di ispirazione. Per quello che io intendo poesia comica, la tradizione orale, la capacità non solo di memorizzare ma di capire fino alle coloriture più sfumate, i dialetti, le lingue subalterne, tutte queste cose che formano la tradizione orale, questa per me è la vis comica della nuova poesia, eterodossa, paradossale - non cerca il successo, che gli si faccia festa, vuole quasi comprensione, ecco io corro perchè devo vivere, e vivo così, come altri vanno in ufficio, o tu vai in fabbrica
(Per chi corre Mennea) (a cura di Orazio Converso, Roma, Teatro dellOrologio, Il comico in poesia, 1982)

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