Nel ricorso a corpi e parole, private di ogni decorazione e di ogni sceneggiatura, Videor ha da vendere non solo l'esibizione di una tradizione in pericolo (e magari di una subcultura accecata da un mondo per lei non più comprensibile), ma anche l'attrattiva di un linguaggio pieno di "vuoti" , disperso, disperato, che può incuriosire, ipnotizzare il pubblico dei non-iniziati (un pò come le aste televisive notturne rapiscono anche chi non vuole comprare..).
Ma può anche funzionare da scuola, da tirocinio per i poeti stessi, se resi insoddisfatti dall'uso del video come puro e semplice specchio in cui riflettersi, perche costretti comunque dal mezzo audiovisivo a confrontarsi comunque con ritmi e sostanze diverse, a ragionare con l'epoca dell'elettronica non dall'esterno ma, volenti o nolenti, sapienti o incoscienti, dall'interno. Nel suo gorgo,... naufragio o zattera che sia.
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