Sogna e piangi, povera stirpe,
non trovi la via, l'hai perduta.
Ahimè! è il tuo saluto la sera,
ahimè! il saluto al mattino.
Non voglio niente, soltanto sfuggire
a mani d'abisso che si tendono
per trascinar giù me impotente.
Pesante precipito nelle mani protese.
Sonante si udì sui monti lontani
un lento discorso. Sostammo in ascolto.
Esse portavano, ahimè, larve d'inferno,
smorfie velate,il corpo premuto contro di sè.
Un treno lungo lungo porta l'immaturo.
(luglio 1916)
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