Non
pochi scrittori e critici, di tendenze diverse, hanno già ricevuto una
forte impressione dalla poesia di Amelia Rosselli, di cui si sono letti
alcuni anticipi in riviste letterarie. Mentre i nodi più recenti della
ricerca poetica in Italia sembrano più determinati e calcolati che,
almeno fino ad ora, autentici o usati con necessità, la novità
sconcertante della Rosselli può aspirare a proporsi come caratteristica
di una nuova sensibilità e gusto nel far poesia.
Sembra
che la scrittrice abbia ignorato gli elementi della poesia dal
dopoguerra ad oggi, con rapporto d'impegno e di stile; mentre in realtà
parte da un tale sperimentalismo. Attraverso certi suoi suggestivi
vezzi, sentiamo la frequentazione e l'allusione di cultura e
d'ironico pastiche al poetare delle origini italiane e a maestri
del Novecento come Campana e Montale. La sua lunga esperienza musicale
d'avanguardia (secondo cui ci dà un saggio sul metro originale della
propria poesia, in appendice al libro) produce una prevalenza di suono
(o significante) che si combina con una combinazione di specie
simbolista. Nello stesso tempo, è però uno scatto impetuoso di
liberazione intellettuale, col decifrare l'informe in cui si muove
vitalmente, a produrre il componimento poetico con raro equilibrio. La
lingua poetica, assai singolare, dipendente anche dalla complessa
formazione giovanile in diversi paesi e in ambienti di eccezionale
presenza ai problemi storici, conferisce un effetto di straniamento al
testo.
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