domenica 15 luglio 2012

[scuola pagliarani] videor.it

2012 lunedì 23 luglio alle 21.30 isola tiberina roma
Alla scuola serale: è curioso che questa espressione marchi con una nota minore l'idea del vedersi di sera, a fine giornata, non per l'happy hour o almeno non soltanto, per fare scuola.
Nella grecia da cui deriviamo l'etimo σχολή (scholḗ) la scuola era  l'incontro quotidiano con il maestro ed il gruppo del sapere e della conoscenza che seguiva alle attività del giorno e costituiva il momento decisivo del piacere di studiare.


Lo statuto della relazione artistica non è pertanto identico a quello della semplice relazione estetica: non si può confutare un apprezzamento, ma si può confutare un’ipotesi. Se mi si dimostra chiaramente che un oggetto che mi piace non è un’opera d'arte, questa dimostrazione non ha alcuna ragione di rovinare la mia relazione estetica a tale oggetto, ma rovinerà di certo il carattere artistico della relazione ... (Genette, 1998, p.233). Roberta Sforzini


Il soggetto e il giudizio estetico
 La bellezza sarebbe dunque una proprietà attribuita all’oggetto dal soggetto all’interno di una relazione estetica. Ma in che cosa consiste più precisamente una relazione estetica, che cos’è che muove il soggetto ad effettuare quest’attribuzione? Dichiarare, dice Genette, che un oggetto è bello (o brutto) non è altro che il modo tramite cui il soggetto manifesta il proprio piacere (o dispiacere), è un’oggettivazione di un sentimento.
 
... il soggetto estetico attribuisce all’oggetto, a titolo di predicato, una proprietà che deve essere la causa oggettiva del proprio piacere o dispiacere, e che egli chiama la sua “bellezza” - o qualunque altra “qualità” estetica (Genette, 1998, p.84).
Genette ritiene dunque che il giudizio estetico non sia logico, che non riguardi cioè la conoscenza, ma che sia espressione di un sentimento, e che, in quanto tale, non abbia bisogno di riscontri oggettivi, poiché non ha lo scopo di conoscere alcunché: al limite posso giudicare bello o brutto un oggetto anche senza sapere che cosa è, senza cioè averlo in qualche modo precedentemente identificato. [...] La questione dell’oggetto emergerà con tutta la sua problematica all’interno di quella che per Genette dovrebbe consistere in un caso particolare di relazione estetica, ossia la relazione artistica.  La relazione artistica   Criterio dell’artistico è dunque un sentimento?
       [..]  Perché si abbia un’opera d’arte, bisogna e basta che un oggetto (o, più 
letteralmente, che un produttore, attraverso tale oggetto) abbia di mira, tra gli altri o esclusivamente, un simile apprezzamento estetico, possibilmente favorevole; se l’apprezzamento ottenuto non è tale, o (caso frequente) non lo è quanto l’autore auspicherebbe, questo obiettivo sarebbe interamente o parzialmente fallito, ma è sufficiente che l’obiettivo (l’intenzione artistica) sia riconosciuto, o perfino semplicemente supposto, perché l’opera funzioni come tale; se questo obiettivo non viene riconosciuto, l’opera non funzionerà come tale, ma ciò che qui e ora non funziona può funzionare benissimo altrove o più tardi; beninteso, taluni casi possono rimanere indecidibili (non si sa se il produttore di un certo utensile mirasse, o meno, anche all’apprezzamento estetico che provoca) o avere una risposta chiaramente negativa - si sa che un certo oggetto naturale, per esempio un ciottolo, che funziona esteticamente, non lo fa in virtù di un’intenzione autoriale.. ah ah ah, capito ?!?

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