[Giorgio Celli: Corrado Costa proseguì per la sua strada di poeta giocoliere, potenziando al massimo l'aspetto orale dei suoi versi. Di conseguenza, ha finito per ottenere lo straordinario risultato, mi si consenta il paradosso, di entrare a far parte delle sua poesia, diventando il poema di se stesso. Chiunque abbia assistito a una sua lettura della poesia il Fiume, e sia passato subito dopo a leggerla, capirà benissimo il mio discorso. Da poeta del «dopo ermetismo», come risulta essere nel suo libro Pseudobaudelaire, Costa ha coltivato una poesia fatta di versi brevi, di bisticci verbali, di equivoci semantici, e ci sembra del tutto legittimo far risalire questa sua verve, spesso di un corrosivo humour nero, all'ineffabile Jarry e alla sua patafisica. I suoi versi erano spesso accompagnati da disegni divertenti, spesso dissacratori e talora porno, con un tratto leggero che ricorda certe figurette di Matta.]
mercoledì 15 agosto 2012
corrado costa steve lacy sul fiume
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