(1964) ..C’era, a Roma, in via Veneto, una
libreria Einaudi. In quella libreria si aveva l’occasione di effettuare
incontri meravigliosi. Quella volta l’occasione era fornita, credo,
dalla presentazione del Gruppo ‘63 o, più probabilmente, da una ristampa
dei Novissimi; o da qualche altra occasione.Ricordo
un’atmosfera che non ho mai più vissuto: aria di tempesta, di baruffa,
di rissa. Tutti vociavano, tutti interrompevano tutti, tutti avevano da
criticare questi ragazzi che si presentavano, ribaldi, sulla scena
letteraria. Tutti avevano voglia di irridere, di mettere alla gogna, o,
dalla parte opposta della barricata, di chiarire una volta per tutte che
la letteratura italiana era un puttanaio, smielato, brodoso, piagnone.
Ouelli che si difendevano erano pochi; quelli che attaccavano molti. La
situazione si faceva di minuto in minuto insostenibile. Di colpo il
misterioso Pagliarani si rivelò in carne ed ossa. Si alzò dal tavolo e si
avvicinò ad una delle pareti, dove erano esposte le gigantografie di
alcune poesie. Disse qualcosa, con la
sua voce rauca e inconfondibile, rimasta invariata negli anni, proprio
come l’espressione, l’andatura, il tono tra burbero, severo, feroce e
buono. Comincia a leggere una poesia. Che cominciava così: “Che sappiamo
noi oggi della morte / nostra, privata, poeta?”. Quella poesia era la
grandiosa elegia ”Oggetti e argomenti per una disperazione”, dedicata ad
Alfredo Giuliani: .. Pagliarani mise tutti a tacere. Sedò la rissa;
ne mostrò l’infondatezza. Fu una delle ultime volte che ciò accadde:
l’ostilità alla poesia e la vittoria di un poeta ..” (2002)
(Source: videor.it)
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