È uscita in un unico volume l'opera poetica
                                    di Vito Riviello, con il titolo complessivo
                                    Assurdo e familiare. Vi si possono leggere,
                                    con l'ausilio di una bella introduzione di
                                    Giulio Ferroni e di una nota bibliografica di
                                    Plinio Perilli, testi che vanno dagli anni
                                    Settanta (la prima raccolta di Riviello,
                                    L'astuzia della della realtà, è del 1975) alla
                                    produzione più recente, come quella di
                                    Monumentànee, datato 1992. È un libro
                                    atteso ed importante perché documenta
                                    nei suoi sviluppi l'attività di un autore che
                                    appartiene a una generazione
                                    "sperimentale" che, essendo emersa a
                                    ridosso delle neoavanguardie degli anni
                                    Sessanta e essendosi trovata a fare i conti
                                    con il riflusso culturale e la regressione alle
                                    poetiche mistiche e neoromantiche, si è
                                    vista finora ingiustamente trascurata nei
                                    panorami complessivi e nelle storie
                                    letterarie.
                                    Il lavoro di Riviello, invece, è di grande
                                    interesse in quanto non si tratta di
                                    sperimentalismo aprioristico e formale, ma
                                    di un intervento soprattutto di tipo comico e
                                    ironico sui nuclei ideologico-linguistici del
                                    nostro tempo, che non solo sprigiona in
                                    grande misura la creatività delle parole,
                                    trasformando in giochi parodistici le frasi
                                    fatte, i titoli famosi, le citazioni letterarie, ma
                                    - più in generale - si basa su un impianto
                                    discorsivo dove i temi della società di oggi
                                    (nell'ultima fase in particolare ritorna
                                    ripetutamente lo spettro della "guerra
                                    virtuale") vengono trascinati nel vortice
                                    cabarettistico di paradossali rovesciamenti
                                    tra "assurdo" e "familiare"; e vengono
                                    distolti dalla serietà raziocinante mediante
                                    accostamenti sonori, rimbalzi di rime,
                                    inserimenti plurilinguistici, verso una
                                    impietosa demistificazione che "abbassa"
                                    decisamente qualsiasi pretesa di
                                    assurgere a valori "monumentali". Si tratta
                                    di una esperienza poetica appartata
                                    rispetto alle mode, ma estremamente
                                    coerente ed anche fortemente incisiva, per
                                    il suo riso folle, nel moderatismo dell'attuale
                                    panorama poetico.
                                    (Vito Riviello, Assurdo e familiare, Lecce,
                                    Manni, 1997, pp. 302, £. 32.000)
 
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