mercoledì 11 novembre 2015

la diffidata occasione dell'effusione verbale

il lirismo e quindi l'io, il ritmo quotidiano - e molto da quotidiano, si direbbe, con Edoardo Sanguineti - e dunque le spezzature opportune e necessarie, ed il nitore lessicale, le geometrie soprattutto, e dico anch'io una poesia involontaria e quindi innovativa.
penso, come sai, che sperimentare il proprio registro personale sia l'unica cosa che riscatta la scrittura poetica dall'insulto accademico e dalla soma culturale: mi sembra che in questo caso l'intenzione poetica sia evidente, il sottotono veramente riuscito, l'ingenuità adorabile.
ricorda certi bigliettini che Elio volle pubblicare (videor, n°2)...

e poi, per me l'ambiente tecnologico è tutto! parlo del calligrafo non dell'amanuense (che è una specifica insignificante).


Vivo di volata leggermente consunto / 
legato alla variazione balistica / 
della finitura de
l terminale /
come una spillo nichelata /
sprovvista di mirino /
che nel tiralinee determina
il tratto. /
Che poi a voler dir tutta /
a nulla serve /
all'amanuense calligrafo.


Luciano Mastrascusa, 2015




Questione di carattere (e di type design)

Posted by Massimo Celani on Monday, November 9, 2015

domenica 8 novembre 2015

Visualizzazioni di pagine per sistema operativo

Botto dei Bot per la poesia

."Bot" è l'abbreviazione di robot, ma non il tipo di robot che si trova normalmente nei film di fantascienza o nelle catene di produzione di un'azienda manifatturiera.

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lunedì 12 ottobre 2015

Pagliarani premia al Teatro Argentina

Cari amici,
ho il piacere di invitarvi tutti alla cerimonia di premiazione della Iª edizione del “Premio Nazionale Elio Pagliarani” che si svolgerà lunedì 26 ottobre 2015 alle ore 17,00 nella Sala Squarzina del teatro Argentina di Roma.
Tutti i dettagli nel programma allegato. Potete consultare anche il sito del Premio (www.premionazionaleeliopagliarani.it) o la pagina facebook (premionazionaleliopagliarani).
Vi aspettiamo numerosi!
La Presidente
Cetta Petrollo Pagliarani

I finalisti:

Editi:
1) Vito Bonito, Soffiati via, Il ponte del sale
2) Alessandro Broggi, Avventure minime, Transeuropa
3) Gilda Policastro, Inattuali, Transeuropa, E-book
4) Ivan Schiavone, Cassandra, un paesaggio, Oèdipus edizioni
5) Michele Zaffarano, La vita la teoria e le buche, Oèdipus edizioni 

Inediti:
1) Laura Cingolani, Mangio alberi e altre poesie 
2) Lorenzo Mari, Ornitorinco in cinque passi 
3) Silvia Tripodi, Voglio colpire una cosa

domenica 11 ottobre 2015

ode on a grecian urn

  1. Tu sposa della quiete, ancora inviolata,
  2.     tu figlia adottiva del Silenzio e del lento Tempo,
  3. narratrice delle selve, che puoi quindi narrare
  4.     una raffinata storia più dolcemente di quanto fanno le mie rime:
  5. quale leggenda vive, ornata di foglie, nelle tue forme
  6.     di divinità e mortali, o entrambi,
  7.          a Tempe o nelle vallette d’Arcadia?
  8.     Che uomini e che dei sono questi? Quali fanciulle ritrose?
  9. Quale folle ricerca? Quale tentativo di fuga?
  10.          Quali flauti e tamburi? Quale estasi selvaggia?
  11. Le melodie udite son dolci, ma quelle che non si sentono
  12.     lo sono ancora di più; quindi, dolci flauti,
  13. continuate a suonare, non per il l’udito, ma, ancora più caro,
  14.     suonate per lo spirito canzoni senza suono:
  15. bel giovane, sotto gli alberi, non puoi cessare
  16.     la tua canzone, né mai saranno spogli quegli alberi;
  17.          amante audace, non potrai mai, mai baciarla
  18. anche se sei così prossimo al tuo obiettivo - eppure, non temere;
  19.          lei non può scomparire, anche se non raggiungi la tua gioia,
  20.     tu amerai per sempre, e lei sarà per sempre bella.
  21. Ah felici, felici rami! Che non potete perdere
  22.     le foglie, e non direte mai addio alla primavera;
  23. e, felice suonatore, mai stanco,
  24.     che intonerai per sempre musiche sempre nuove;
  25. ancor più felice amore! Più felice, felice amore!
  26.     Per sempre caldo e ancora da godere,
  27.          per sempre ansimante, e per sempre giovane;
  28. siete superiori a ogni viva passione umana,
  29.     che lascia il cuore afflitto e nauseato,
  30.          la fronte in fiamme, e la lingua arida.
  31. E chi sono costoro che vanno al sacrificio?
  32.     A quale verde altare, oh sacerdote misterioso,
  33. conduci quella giovenca che muggisce al cielo,
  34.     coi lisci fianchi adornati di ghirlande?
  35. Quale piccolo paese sul fiume, o sul mare,
  36.     o quale pacifica cittadella inerpicata sui monti

Tempio greco

  1. Thou still unravish'd bride of quietness,
  2.     thou foster-child of Silence and slow Time,
  3. sylvan historian, who canst thus express
  4.     a flowery tale more sweetly than our rhyme:
  5. what leaf-fringed legend 5 haunts about thy shape
  6.     of deities or mortals, or of both,
  7.          in Tempe or the dales of Arcady 6?
  8.     What men or gods are these? What maidens loth?
  9. What mad pursuit? What struggle to escape?
  10.     What pipes and timbrels? What wild ecstasy?
  11. Heard melodies are sweet, but those unheard
  12.     are sweeter; therefore, ye soft pipes, play on;
  13. not to the sensual ear 7, but, more endear'd,
  14.     pipe to the spirit ditties of no tone 8:
  15. fair youth, beneath the trees, thou canst not leave
  16.     thy song, nor ever can those trees be bare;
  17.          bold Lover, never, never canst thou kiss,
  18. though winning near the goal - yet, do not grieve;
  19.          she cannot fade, though thou hast not thy bliss,
  20.     for ever wilt thou love, and she be fair!
  21. Ah, happy, happy boughs! That cannot shed
  22.     your leaves, nor ever bid the Spring adieu;
  23. and, happy melodist, unwearied,
  24.     for ever piping songs for ever new;
  25. more happy love! More happy, happy love!
  26.     For ever warm and still to be enjoy'd,
  27.          for ever panting, and for ever young;
  28. all breathing human passion far above 9,
  29.     that leaves a heart high-sorrowful and cloy'd,
  30.          a burning forehead, and a parching tongue 10.
  31. Who are these coming to the sacrifice?
  32.     To what green altar, o mysterious priest,
  33. lead'st thou that heifer lowing at the skies,
  34.     and all her silken flanks with garlands drest?
  35. What little town by river or sea-shore,
  36.     or mountain-built with peaceful citadel,
  37.          is emptied of its folk, this pious morn?
  38. And, little town, thy streets for evermore
  39.     will silent be; and not a soul, to tell
  40.          why thou art desolate, can e'er return.
  41. O Attic shape 11! Fair attitude 12With brede 13
  42.     of marble men and maidens overwrought,
  43. with forest branches and the trodden weed;
  44.     thou, silent form! dost tease us out of thought
  45. as doth eternity: Cold Pastoral!
  46.     When old age shall this generation waste,
  47.          thou shalt remain, in midst of other woe
  48.     than ours, a friend to man, to whom thou say'st,
  49. “Beauty is truth, truth beauty” 14, - that is all
  50.          ye know on earth, and all ye need to know.
  1. Tu sposa della quiete, ancora inviolata,
  2.     tu figlia adottiva del Silenzio e del lento Tempo,
  3. narratrice delle selve, che puoi quindi narrare
  4.     una raffinata storia più dolcemente di quanto fanno le mie rime:
  5. quale leggenda vive, ornata di foglie, nelle tue forme
  6.     di divinità e mortali, o entrambi,
  7.          a Tempe o nelle vallette d’Arcadia?
  8.     Che uomini e che dei sono questi? Quali fanciulle ritrose?
  9. Quale folle ricerca? Quale tentativo di fuga?
  10.          Quali flauti e tamburi? Quale estasi selvaggia?
  11. Le melodie udite son dolci, ma quelle che non si sentono
  12.     lo sono ancora di più; quindi, dolci flauti,
  13. continuate a suonare, non per il l’udito, ma, ancora più caro,
  14.     suonate per lo spirito canzoni senza suono:
  15. bel giovane, sotto gli alberi, non puoi cessare
  16.     la tua canzone, né mai saranno spogli quegli alberi;
  17.          amante audace, non potrai mai, mai baciarla
  18. anche se sei così prossimo al tuo obiettivo - eppure, non temere;
  19.          lei non può scomparire, anche se non raggiungi la tua gioia,
  20.     tu amerai per sempre, e lei sarà per sempre bella.
  21. Ah felici, felici rami! Che non potete perdere
  22.     le foglie, e non direte mai addio alla primavera;
  23. e, felice suonatore, mai stanco,
  24.     che intonerai per sempre musiche sempre nuove;
  25. ancor più felice amore! Più felice, felice amore!
  26.     Per sempre caldo e ancora da godere,
  27.          per sempre ansimante, e per sempre giovane;
  28. siete superiori a ogni viva passione umana,
  29.     che lascia il cuore afflitto e nauseato,
  30.          la fronte in fiamme, e la lingua arida.
  31. E chi sono costoro che vanno al sacrificio?
  32.     A quale verde altare, oh sacerdote misterioso,
  33. conduci quella giovenca che muggisce al cielo,
  34.     coi lisci fianchi adornati di ghirlande?
  35. Quale piccolo paese sul fiume, o sul mare,
  36.     o quale pacifica cittadella inerpicata sui monti
  37.          si è svuotata dei suoi abitanti in questo sacro mattino?
  38. Piccolo villaggio, le tue strade saranno per sempre
  39.     silenziose; e nessuno potrà mai tornare
  40.          a dire perché tu sei desolato.
  41. Oh, forma attica! Posa bella! Con un’elaborata
  42.     decorazione di uomini e fanciulle marmoree,
  43. coi rami della foresta e le erbe calpestate;
  44.     tu, forma silenziosa! Che ci fai perdere la ragione
  45. come fa l’eternità: fredda pastorale!
  46.     Quando la vecchiaia devasterà questa generazione,
  47.          tu resterai, in mezzo ad altri dolori
  48.     diversi dai nostri, amica dell’uomo, a cui dicesti,
  49. “Bellezza è verità, verità bellezza”, - questo è tutto
  50.     ciò che sapete sulla Terra, ed è tutto ciò che vi occorre sapere.
keats, ode on a grecian urn

lunedì 17 agosto 2015

i due passanti


I due passanti: quello distinto con il vestito grigio
e quello distinto con il vestito grigio, quello con un certo
portamento elegante e l’altro con un certo portamento
elegante, uno che rideva con uno che rideva
uno per lo più taciturno e l'altro
per lo più taciturno, quello con le sue idee
sulla situazione e quello con le sue idee
sulla situazione: i due passanti: uno improvvisamente
con gli attrezzi e l'altro improvvisamente nudo
uno che tortura e l'altro senza speranza
una imprecisabile bestia una imprecisabile preda:
i due passanti: quello alto uguale e quello
alto uguale, uno affettuoso signorile l'altro
affettuoso signorile, quello che si raccomanda e
quello che si raccomanda


Corrado Costa Pseudobaudelaire

venerdì 24 luglio 2015

un modo di gridare

C'è un modo di gridare che non è quello della paura
/ Né quello della solitudine che diventa superba
[Adriano Spatola. Una gita a Spoon River. Videor 3]

Ho visto le migliori menti della mia generazione
[Allen Ginsberg, il poema, Howl (Urlo)]

Che noia
[whatsapp Chat]


martedì 23 giugno 2015

Colto nell'orecchio sturato


«E. P. Ode pour l’election de son sepulchre. Tre anni, fuor di chiave col suo tempo, / S’adoperò a risuscitare l’arte / Morta della poesia ; a sostenere / Il “sublime” nel vecchio senso. Ma in errore // Dal principio – no, forse, ma vedendo che era nato / Fuor di tempo, in paese semibarbaro; / Teso a spremere gigli dalla ghianda; / Capaneo; trota a un’esca di miraggio; / / Ϊδμεν γάρ τοι πάνθ’ όσ’ ένι Τροιη / Percepito da orecchi non ostrutti; / Schivò gli scogli per un niente e i mari / Tempestosi, quell’anno, lo trattennero. // Fu sua fida Penelope Flaubert; / Egli pescò per ostinate isole; / Preferì l’eleganza dei capelli / Di Circe ai motti sulle meridiane. // Non toccato dal “corso degli eventi” / Cadde dalle memorie a l’an trentiesme / De son eage; il suo caso non aggiunge / Nulla di nuovo al serto delle Muse».

 Il verso inn greco proviene da Odissea, XII, vv. 189-190 e si può tradurre con “Poiché sappiamo tutto ciò che a Troia larga Argivi e Troiani soffrirono per volontà degli dei” (anche se l’aggettivo larga è stato omesso per motivi di metrica – Pound privilegiava il decasillabo). Sono alcune delle parole che le Sirene dissero a Odisseo per sedurlo e portarlo a schiantarsi sugli scogli. L’emistichio in francese, invece, viene dal Grand Testament (1461) di François Villon.

Scrivere bene
























La poesia dev’essere scritta altrettanto bene quanto la prosa. La lingua dev’essere bella e in nessun modo allontanarsi dalla parola detta, se non per un’accresciuta intensità (cioè semplicità). Non devono esservi parole libresche, niente perifrasi, niente inversioni. Dev’essere semplice come la prosa di Maupassant e dura come quella di Stendhal. Non sono ammesse le interiezioni, non le parole che volano via nel nulla. Ammesso che non si può ad ogni colpo far centro, si almeno questa l’intenzione. Il ritmo deve avere un significato. Non può essere una semplice partenza, senza presa, senza stretta sulle parole e il senso. Niente clichés, niente frasi fatte, stereotipie giornalistiche. Il solo modo di sfuggire a questo è la precisione, che è il risultato di un’attenzione concentrata a ciò che si sta scrivendo. La prova di uno scrittore è la sua capacità di simile concentrazione e la sua facoltà di rimanere concentrato finché non sia arrivato alla fine del suo lavoro, siano due versi o duecento. Oggettività e ancora oggettività ed espressione. Niente code al posto delle teste, niente aggettivi a cavalcioni (come “putridi muschi fradici”). Niente, niente che non si possa in qualche momento, nella stretta di qualche emozione, effettivamente dire. Ogni letterarismo, ogni parola libresca sgretola via un pezzetto della pazienza del lettore, un po’ del suo sentimento della vostra sincerità. Quando uno sente e pensa veramente, egli balbetta le parole più semplici. La lingua è fatta di cose concrete. Espressioni generiche in termini non-concreti sono pigrizia; sono conversazione, non creazione. Il solo aggettivo che valga la pena di usare è l’aggettivo essenziale al senso del passaggio. Mai l’aggettivo decorativo.  

II Concisione, ovvero stile, ovvero dire ciò che s’intende dire col minor numero di parole e le più chiare. Effettiva necessità di creare o costruire qualcosa; di presentare una immagine o più immagini di oggetti concreti, disposti in modo da toccare il lettore. Al di là di questi oggetti concreti si possono fare semplici constatazioni del sentimento sui fatti; come “sono stanco” o “alla morte non può seguire peggiore male”, ecc. Io credo vi debbano essere più, molti più oggetti che constatazioni e conclusioni, essendo queste ultime puramente ipotetiche (optional), non essenziali, spesso superflue e quindi pessime. Ma bisogna che vi sia l’emozione, o la cadenza e il ritmo saranno rapidi e senza interesse. Il compito del poeta è definire e ancora definire finché il particolare alla superficie sia in accordo con la radice nella giustizia. In nessun caso la costipazione del pensiero, sia pure nel particolare, consentirà bella scrittura. Lucidità… 

III Poesia è l’arte di caricare ogni parola del suo massimo significato. 

IV Buttate fuori tutti i critici che usano vaghi termini generici; non solo quelli che usano vaghi termini generici perché sono troppo ignoranti per dar loro un significato, ma quelli che usano vaghi termini per nascondere il significato; e tutti quei critici che usano i loro termini in modo così vago che il lettore può immaginare siano d’accordo con lui o gli diano ragione mentre non è così: col che intendo dire che i loro articoli possono sempre apparire in solide e rispettate riviste senza scatenare una zuffa o provocare le proteste degli abbonati. La prima credenziale che noi dobbiamo esigere da un critico è la sua ideografia del bello, di ciò che egli considera scrittura valida e di tutti, tutti i suoi termini generici. Allora sapremo a che punto si trova. Non potrò mai ripetere troppo spesso o con troppa energia la mia diffidenza (caution) per i cosiddetti critici che parlano tutto intorno all’argomento e non definiscono i loro termini e non sanno dire francamente che certi autori sono una scocciatura maledetta. Fatevi dire da un uomo prima, e con tutti i particolari, quali sono per lui i buoni scrittori: solo dopo ne ascolterete le spiegazioni. 


Ars Poetica di Ezra Pound Tr. di Cristina Campo in La tigre assenza (Adelphi, Milano 1991) 

domenica 14 giugno 2015

Saul Bellow Vs Eva Piccoli

1915 Cento anni di Saul Bellow
1965 50 anni dei libri della lettrice Eva Piccoli
2015 i loro libri alla Piramide Cestia di Roma

[100 anni di Bellow] 

all'angolo si fermo' a guardare la squadra dei demolitori al lavoro. La grossa palla di metallo oscillante andava a colpire i muri, passava agevolmente attraverso i mattoni, ed irrompeva nelle stanze, peso indolente che curiosava nelle cucine e nei salotti. Tutto cio' che toccava vacillava e esplodeva, e si sbriciolava in terra. Ne emergeva una nuvola bianca e silenziosa di polvere di calce. Il pomeriggio stava per finire, e nella zona di demolizione che s'allargava sempre piu' c'era un fuoco, alimentato dallo smantellamento. Moses udiva l'aria, sospinta pian piano verso le fiamme, sentiva il calore. Gli operai, ammonticchiando legna nel falo', vi lanciavano strisce di cornicioni di stucco come fossero giavellotti. Pittura e vernice fumavano come incenso. La vecchia pavimentazione bruciava con riconoscenza - un funerale di oggetti sfibrati. Impalcature racchiuse da porte rosa, verdi e bianche tremavano mentre i camion a sei ruote portavano via le pietre cadute. 

Il sole, che salpava adesso per il New Jersey e l'ovest, era circondato da un brodo abbagliante di gas atmosferici. Herzog osservo' che la gente era schizzata di macchie rosse, e che lui stesso aveva degli spruzzi sulle braccia e sul petto. Attraverso' la 7a Avenue ed entro' nella stazione della metropolitana. Dal crepitio del fuoco, dalla polvere, si precipito' giu' per le scale nei sotterranei, le orecchie all'erta per sentire se veniva un treno, le dita che passavano in rassegna le monete che aveva in tasca, in cerca di un gettone per la metropolitana. Inalo' gli odori di pietra, d'urina, aspramente tonici, la puzza di ruggine e di lubrificanti, avverti' la presenza di una corrente d'urgenza, di velocita', di infinito desiderio, probabilmente collegata alla spinta che sentiva lui stesso, alla propria traboccante vitalita' nervosa (...).
Lascio'cadere il gettone nella fessura e vi scorse tutta una serie di altri gettoni illuminati dall'interno e ingranditi dal vetro. Milioni innumerevoli di passeggeri avevano lustrato coifianchi il legno del torchietto. Ne scaturiva un senso di comunione-fratellanza in una delle sue forme piu' scadenti. Una cosa seria, penso' Herzog mentre passava anche lui. Piu' gli individui vengono distrutti (da processi tipo quelli che conosco io) e peggiore diventa la loro brama di collettivita'. Peggiore, perche' ritornano alla massa agitati, infervorati dal proprio fallimento. Non come fratelli ma come degenerati.

lunedì 11 maggio 2015

lunedì 4 maggio 2015

come se fosse fatto apposta

il piacere del testo
R.Barthes
Prima che finisse l’anno del matrimonio, venne alla luce una bella creatura; e, come se fosse fatto apposta per dar subito opportunità a Renzo d’adempire quella sua magnanima promessa, fu una bambina; e potete credere che le fu messo nome Maria. Ne vennero poi col tempo non so quant’altri, dell’uno e dell’altro sesso: e Agnese affaccendata a portarli in qua e in là, l’uno dopo l’altro, chiamandoli cattivacci, e stampando loro in viso de’ bacioni, che ci lasciavano il bianco per qualche tempo. E furon tutti ben inclinati; e Renzo volle che imparassero tutti a leggere e scrivere, dicendo che, giacché la c’era questa birberia, dovevano almeno profittarne anche loro.

martedì 28 aprile 2015

[Relativistic Astrophysics] Gamma Ray Bursts

Pinocchi d'Italia


"..aspettavo che Augias mi intervistasse era addossato alla libreria che chiudeva la scenografia, libreria che aveva libri in parte veri, in parte falsi. Vicino a me era seduto Enzo Siciliano, che poi si è portato via alcuni dei libri veri (a casa sua non ne aveva abbastanza? misteri dell'animo umano): lo dico ora perché ormai il reato è caduto in prescrizione.." (ladruncoli)
il  Gatto  (Moravia) e la Volpe (Pasolini)  e il servo sciocco (Siciliano) ed ecco gli anni sessanta!

venerdì 24 aprile 2015

a Pavia

La tana della volpe - Centro Manoscritti - Pavia - Archimista

centromanoscritti.archimista.com/fonds/353/units/4251
93, [Chi scrive una poesia] (seconda metà ... 94, Poesia per il proprio compleanno (1982) .... Brochure della rassegna di poesia “La tana della volpe”. Tipologia  ..



http://centromanoscritti.archimista.com/fonds/353/units/4251 LA TANA DELLA VOLPE 1985Materiale a stampa (1...
Posted by Manuale dell'Editor on Friday, April 24, 2015

martedì 21 aprile 2015

my life, my solitary life

A storm of oppression will be followed by the rain of my blood
I am proud to give my life, my solitary life.
| Biancamaria Frabotta Brunello Tirozzi | + computer | OMAGGIO A MOLOISE [piccolo concerto a La Camera Blue di Roma (sabato 14 dicembre 1985)]
Moloise, poet of the African National Congress [repubblica/1985/10/18/moloise
V * i * d * e * o * r: my life, my solitary life | VIDEORLAB.BLOGSPOT.COM|BY ORAZIO CONVERSO

venerdì 17 aprile 2015

the rain of my blood [audio]

A storm of oppression will be followed by the rain of my blood
I am proud to give my life, my solitary life.

| Biancamaria Frabotta Brunello Tirozzi | + computer |
 OMAGGIO A MOLOISE [piccolo concerto a La Camera Blue di Roma (sabato 14 dicembre 1985)] Moloise, poet of the African National Congress [repubblica/1985/10/18/moloise

audio

giovedì 16 aprile 2015

costretti a sperare o dimenticare

"E noi, noi moderni, costretti a sperare o dimenticare, riviviamo ogni giorno un giorno troppo uguale. Si perde così ogni passione.
Anche perché le passioni non più scritte o coltivate in una scrittura interiore son tutte eguali.
E il piacere è gioia e la gioia è dolore.
E il ricordo felicità e la felicità dimenticanza."
Beppe Salvia

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«Sa una cosa... trovo che l' applauso, soprattutto in chiesa, sia una gran mancanza di classe». [Umberto Bindi a Mario Luzzatto Fegiz, 2002]
  • Orazio Converso http://archiviostorico.corriere.it/.../Umberto_Bindi_sono... «Io non ho mai chiesto nulla a nessuno. Anche di fronte a chi non rispettava con me impegni contrattuali ho preferito sorvolare. A un certo punto Gino Paoli si è messo in testa che bisognava occuparsi di me, e quando lui decide qualcosa... chi lo ferma? D' altra parte non riesco ad accettare nessuna proposta di lavoro. Però non voglio elemosine. Di tutti i progetti, quello che mi piace di più è una serie di concerti con le mie canzoni e tanti ospiti».
    Incontro con il cantautore genovese, 70 anni, per il quale dovrebbe essere approvato il ricorso alla legge
    ARCHIVIOSTORICO.CORRIERE.IT|BY LUZZATTO FEGIZ MARIO
  • Orazio Converso Da uomo e da artista che cosa ha imparato in questo pellegrinaggio fra cliniche e ospedali? «Che non c' è paragone fra ospedale pubblico e cliniche private. Nell' ospedale pubblico ti curano meglio. Lavorano con molto più entusiasmo, Lo scoprii già anni fa al San Camillo di Roma dove fui ricoverato per un' ulcera». E i soldi? Non le arriva niente dalla Siae, i diritti sulle sue canzoni famose? «Come no, ma si prende tutto il fisco. Vede, chi doveva provvedere al pagamento di tasse, Iva e contributi per il mio lavoro non l' ha fatto». In tanto suona il telefono: lo chiama la zia Natalina, 82 anni, per sapere come sta.
  • Orazio Converso Sembra esausto, ma i pensieri non si fermano. Tornano a Genova, agli amici della Foce, a quelli che si sono fatti vivi come Paoli, Lauzi, Calabrese; e a quelli che non possono più farlo, come Fabrizio De André: momenti belli, qualche addio. E il ricordo di certi funerali gli ispira una battuta, di un' eleganza interiore che povertà e malattia non possono cancellare: «Sa una cosa... trovo che l' applauso, soprattutto in chiesa, sia una gran mancanza di classe».

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