martedì 20 novembre 2012

Che sappiamo noi oggi

(1964) ..C’era, a Roma, in via Veneto, una libreria Einaudi. In quella libreria si aveva l’occasione di effettuare incontri meravigliosi. Quella volta l’occasione era fornita, credo, dalla presentazione del Gruppo ‘63 o, più probabilmente, da una ristampa dei Novissimi; o da qualche altra occasione.Ricordo un’atmosfera che non ho mai più vissuto: aria di tempesta, di baruffa, di rissa. Tutti vociavano, tutti interrompevano tutti, tutti avevano da criticare questi ragazzi che si presentavano, ribaldi, sulla scena letteraria. Tutti avevano voglia di irridere, di mettere alla gogna, o, dalla parte opposta della barricata, di chiarire una volta per tutte che la letteratura italiana era un puttanaio, smielato, brodoso, piagnone. Ouelli che si difendevano erano pochi; quelli che attaccavano molti. La situazione si faceva di minuto in minuto insostenibile. Di colpo il misterioso Pagliarani si rivelò in carne ed ossa. Si alzò dal tavolo e si avvicinò ad una delle pareti, dove erano esposte le gigantografie di  alcune poesie. Disse qualcosa, con la sua voce rauca e inconfondibile, rimasta invariata negli anni, proprio come l’espressione, l’andatura, il tono tra burbero, severo, feroce e buono. Comincia a leggere una poesia. Che cominciava così: “Che sappiamo noi oggi della morte / nostra, privata, poeta?”. Quella poesia era la grandiosa elegia ”Oggetti e argomenti per una disperazione”, dedicata ad Alfredo Giuliani: .. Pagliarani mise tutti a tacere. Sedò la rissa; ne mostrò l’infondatezza. Fu una delle ultime volte che ciò accadde: l’ostilità alla poesia e la vittoria di un poeta ..” (2002)
(Source: videor.it)

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