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domenica 5 agosto 2012

Le navi son giute a porto


Già mai non mi conforto
nè mi voglio ralegrare.
Le navi son giute a porto
e [or] vogliono col[l]are.
5Vassene lo più gente
in terra d’oltramare
ed io, lassa dolente,
como degio fare?
Vassene in altra contrata
10e no lo mi manda a diri
ed io rimagno ingannata:
tanti sono li sospiri,
che mi fanno gran guerra
la notte co la dia,
15nè ’n celo ned in terra
non mi par ch’io sia.
Santus, santus, [santus] Deo,
che ’n la Vergine venisti,
salva e guarda l’amor meo,
20poi da me lo dipartisti.
Oit alta potestade
temuta e dot[t]ata,
la mia dolze amistade
ti sia acomandata!
25La croce salva la gente
e me face disviare,
la croce mi fa dolente
e non mi val Dio pregare.
Oi croce pellegnina,
30perchè m’ài sì distrutta?
Oimè, lassa tapina,
chi ardo e ’ncendo tut[t]a!
Lo ’mperadore con pace
tut[t]o l[o] mondo mantene
35ed a me[ve] guerra face,
chè m’à tolta la mia spene.
Oit alta potestate
temuta e dottata
la mia dolze amistate
40vi sia acomandata!
Quando la croce pigliao,
certo no lo mi pensai,
quelli che tanto m’amao
ed illu tanto amai,
chi [eo] ne fui bat[t]uta     45
e messa en pregionia
e in celata tenuta
per la vita mia!
Le navi sono collate
in bonor possano andare  50
con elle la mia amistate
e la gente che v’à andare!
[Oi] padre criatore,
a porto le conduci.
chè vanno a servidore     55
de la santa Cruci.
Però ti prego, Duccetto,
[tu] che sai la pena mia,
che me ne faci un sonetto
e mandilo in Soria.          60
Ch’io non posso abentare
[la] notte nè [la] dia:
in terra d’oltremare
sta la vita mia !


Per fin'amore vao sì allegramente
ch'io non aggio veduto
omo che 'n gio' mi poss'apareare;
      e paremi che falli malamente
omo c'ha riceputo
ben da signore e poi lo vol celare.
       Ma eo no 'l celaraio,
com'altamente Amor m'ha meritato,
che m'ha dato a servire
a la fiore di tutta caunoscenza
e di valenza,
ed ha bellezze più ch' eo non so dire:
Amor m'ha sormontato
lo core in mante guise e gran gio' n'aggio.

Aggio gio' più di null' om certamente,
c'Amor m'ha sì ariccuto,
da che li piace ch' eo la deggia amare:
poi che de le donne [ella] è la più gente,
sì alto dono aio avuto,
d'altro amadore più deggio in gioi stare;
       ca null' altro coraggio
non poria aver gioi ver' cor 'namorato.
Dunqua, senza fallire,
a la mia gioi null'altra gioi sì 'ntenza,
ne[d] ho credenza
c'altr'amador potesse unque avenire,
per suo servire, a grato
de lo suo fin' amore al meo paraggio

     Para non averia, sì se' valente,
ché lu mond' ha cresciuto
lo presio tuo sì lo sape avanzare.
     Presio d'amore non vale neente,
poi donn' ha ritenuto
in servidore, ch'altro vol pigliare:
    ché l'amoroso usaggio
non vol che sia per donna meritato
più d'uno a ritenere;
ched altrui ingannare è gran fallenza
in mia parvenza.
Chi fa del suo servire dipartire
quello ch'assai c'è stato
senza malfare, mal fa signoraggio.

     Signoria vol ch' eo serva lealmente,
che mi sia ben renduto 
bon merito, ch'eo non saccia blasmare;
      ed eo mi laudo che più altamente
ca eo non ho servuto
Amor m'ha coninzato a meritare:
     e so ben che seraggio
quando serò d'Amor così 'nalzato.
Però vorria complere,
con' de' fare chi sì bene inconenza;
né[d] ho credenza
ch'unque avenisse ma' per meo volere
si d'Amor non so' aitato
in più d'aquisto ch'e o non serviraggio.

mercoledì 30 novembre 2011

[tubozerouno on youtube] Giorgio Caproni

Commento al tuo video: Il cane di Giogio Caproni “Lei. / Soltanto ed inequivocabilmente / lei, la Bestia / (l’ónoma) che niente arresta.”

sabato 7 marzo 2009

Congedo del viaggiatore cerimonioso

Giorgio Caproni, Congedo del viaggiatore cerimonioso, in Congedo del viaggiatore cerimonioso & altre prosopopee, Milano, Garzanti, 1966

Amici, credo che sia

meglio per me cominciare

a tirar giù la valigia.

Anche se non so bene l’ora

d’arrivo, e neppure

conosca quali stazioni

precedano la mia,

sicuri segni mi dicono,

da quanto m’è giunto all’orecchio

di questi luoghi, ch’io

vi dovrò presto lasciare.

Vogliatemi perdonare

quel po’ di disturbo che reco.

Con voi sono stato lieto

dalla partenza, e molto

vi sono grato, credetemi,

per l’ottima compagnia.

Ancora vorrei conversare

a lungo con voi. Ma sia.

Il luogo del trasferimento

lo ignoro. Sento

però che vi dovrò ricordare

spesso, nella nuova sede,

mentre il mio occhio già vede

dal finestrino, oltre il fumo

umido del nebbione

che ci avvolge, rosso

il disco della mia stazione.

Chiedo congedo a voi

senza potervi nascondere,

lieve, una costernazione.

Era così bello parlare

insieme, seduti di fronte:

così bello confondere

i volti (fumare,

scambiandoci le sigarette),

e tutto quel raccontare

di noi (quell’inventare

facile, nel dire agli altri),

fino a poter confessare

quanto, anche messi alle strette,

mai avremmo osato un istante

(per sbaglio) confidare.

(Scusate. È una valigia pesante

anche se non contiene gran che:

tanto ch’io mi domando perché

l’ho recata, e quale

aiuto mi potrà dare

poi, quando l’avrò con me.

Ma pur la debbo portare,

non fosse che per seguire l’uso.

Lasciatemi, vi prego, passare.

Ecco. Ora ch’essa è

nel corridoio, mi sento

più sciolto. Vogliate scusare).

Dicevo, ch’era bello stare

insieme. Chiacchierare.

Abbiamo avuto qualche

diverbio, è naturale.

Ci siamo - ed è normale

anche questo - odiati

su più d’un punto, e frenati

soltanto per cortesia.

Ma, cos’importa. Sia

come sia, torno

a dirvi, e di cuore, grazie

per l’ottima compagnia.

Congedo a lei, dottore,

e alla sua faconda dottrina.

Congedo a te, ragazzina

smilza, e al tuo lieve afrore

di ricreatorio e di prato

sul volto, la cui tinta

mite è sì lieve spinta.

Congedo, o militare

(o marinaio! In terra

come in cielo ed in mare)

alla pace e alla guerra.

Ed anche a lei, sacerdote,

congedo, che m’ha chiesto s’io

(scherzava!) ho avuto in dote

di credere al vero Dio.

Congedo alla sapienza

e congedo all’amore.

Congedo anche alla religione.

Ormai sono a destinazione.

Ora che più forte sento

stridere il freno, vi lascio

davvero, amici. Addio.

Di questo, sono certo: io

son giunto alla disperazione

calma, senza sgomento.

Scendo. Buon proseguimento.

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