[da Facebook] "Ci sono quelli che affrontano Internet con grande sciupio di parole, di immagini e di notizie e quelli che ci si muovono dentro con grande pudicizia e parsimonia del dire. In questo mondo dove sembra che tutto sia stato detto, scoperto, comunicato e vissuto, loro sono riluttanti e parsimoniosi nell’uso dei linguaggi, come una passione trattenuta, gelosa e diffidente verso qualsiasi tra- duzione di significato. Così lanciano pietruzze di immagini, di suoni e di parole che poi sono storia - ma rifuggendo dalla tentazione di raccontarla la storia - qua e là per il web e il lancio lascia una scia inafferrabile che puoi vedere e rivedere, ogni volta l’emozione colpisce come se si trattasse di un verso, però è disseminato e quello che vuol dire lo dice in movenze di collocazione vibratile aperte e chiuse, un poema di ciò che fummo, un’intuizione di ciò che, forse, saremo, archeologia dell’oggi per frammenti che si strutturano solo per emersione casuale, quanto casuale? Come quei due che arrivano in volo di rondine a Venezia e sono già passati, come la ragazza lentamente messa a fuoco, come le infinite parentesi del leggere buttate lì, più o meno sbiadite. Il ricordo della lettura non si fa monumento e con ciò, in questa pudicizia, è contemporaneo, a margine, de- strutturato, non esemplare. Conta più il contenuto o il mezzo? Anche in questo caso il mezzo sicuramente e in questo collocare e ricollocare nel web, la poesia non è più tanto degli autori che la leggono ma dell’artista che la edita e bisogna sapere riconoscerla, vederla e leggerla questa lingua che ci parla dietro agli innumerevoli brani riproposti. Orazio Converso ha creato uno stile ed è lui a parlare dietro ai videorlab che ci dicono, oggi, cosa possa essere poesia in Internet."
C.P.P. , 2011
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