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mercoledì 3 ottobre 2012

Nous voilà loin de la décoration


Il verso del video Alberto Abruzzese L'Espresso 1989  Nel ricorso a corpi e parole, private di ogni "decorazione" e di ogni 

Eccoci lontani dalla decorazione. E' la conoscenza per-
seguita come una ricerca d’anima e la natura infine rag-
giunta dallo spirito, dopo avergli tutto ceduto. Una com-
movente e lunga meditazione ha ritrovato l'immensità
di spazio e di tempo in cui s’allunga l’uccello nudo, nella
sua forma ellittica come quella delle cellule rosse del suo
sangue.
Nous voilà loin de la décoration. C'est la connaissance poursuivie come une recherche d'àme e la nature enfin rejointe par l'esprit après qu'elle lui à tout cédé.

 La traduzione che nel 1972 Romeo Lucchese diede di quest’opera di SJP ha una letteralità da cui è impossibile prendere le distanze e non solo perché questa traduzione ebbe il benestare del poeta stesso, ma perché la necessità costitutiva di questi versi non consentirebbe che la si sacrificasse in nome di una pretesa nuova e altra piacevolezza. Il testo a fronte ne farà fede.

sabato 9 luglio 2011

i principi dell' Esilio


Colui che erra, alla mezzanotte, sulle gallerie di pietra per stimare il valore di una bella cometa; Chi erra, a mezzanotte, sopra le gallerie di pietra per stimare i TITOLI di una bella cometa; Colui che sogna un giorno di strane cave di pietra, ed e' un po' dopo mezzoggiorno, all'ora di grande vedovanza; Chi sogna un giorno strane LATOMIE, ed e' un po' dopo mezzodi', nell'ora di grande vacuita' Colui che desta in mare, sotto il vento d'un' isola bassa, il profumo di secchezza di una piccola immortale delle sabbie; Chi risveglia in mare, sotto il vento d'un'isola bassa, il profumo di secchezza d'un piccolo SEMPREVIVO delle sabbie Colui che veglia, nei porti, nelle braccia di donne d'altra razza, ed e' un gusto di gramigna indiana nel profumo d'ascella della notte bassa, ed e' un po' dopo mezzanotte, all'ora di grande opacita'; Chi veglia, nei porti, fra le braccia di donne d'altra razza, e v'e' un gusto di VETTIVERN nel profumo d'ascella della notte bassa, ed e' un po' dopo mezzanotte, nell'ora di grande opacita'; Colui , nel sonno, il cui respiro e' legato al respiro del mare, e al capovolgersi della marea, ecco che si rivolta sul suo giaciglio come un vascello cambia funi... Chi, dormiente, ha il soffio congiunto al soffio del mare, e al rovesciarsi della marea ecco che si rivolta sul letto come un vascello vira di bordo Chi dipinge il segnale sulla fronte dei piu' alti promontori; Chi segna con croce bianca il fianco degli scogli; Chi lava con latte magro le grandi casematte d'ombra, appie' dei semafori, ed e' un luogo di cinerarie e di macerie per il diletto del saggio; Chi prende alloggio, per la stagione delle piogge, con gente di pilotaggio e di cabotaggio - presso il guardiano d'un tempio morto su una punta di penisola (ed e' uno sperone di pietra grigio-blu, o sull'alto tavoliere d'arenaria rossa); Chi e' avvolto, sulle mappe, nella corsa chiusa dei cicloni; Colui del quale s'illuminano, nelle notti d'inverno, le grandi piste siderali; o chi districa in sogno ben altre leggi di trasmigrazione e di derivazione; Chi cerca, a punta di scandaglio, l'argilla rossa dei grandi fondi per plasmare il volto del suo sogno; Chi si offre, nei porti, in sostituzione delle bussole per la navigazione di piacere... Chi sa la positura e il cosciale di presa dei maggiori cavi sottomarini; Chi ha cura sotto la citta', in un sito di ossari e fogne (ed e' proprio la scorza scoperta della terra), degli istrumenti lettori di puri seismi. Chi presiede, in tempo d'invasione, al regime delle acque, chi ispeziona i grandi bacini filtranti stanchi delle copule di effimere; Chi preserva dalla sommossa, dietro inferriate oroverdi, le grandi serre fetide del Gardino Botanico; i Grandi Uffici della Zecca, delle Longitudini e del Monopolio; e il deposito dei Fari, ove giacciono favole, lanterne; Chi e' di ronda in tempo d'assedio, nell'ampie sale ove si sbricciolano, sotto vetro, panoplie di fasme, di vanesse; e porta la lampada, bella di facce lapislazzuli, dove la principessa di osso spigata d'oro scende il corso dei secoli sotto la sua chioma d'aloe; Chi salva dagli eserciti un ibrido assai raro di rododendro himalaiano; Chi mantiene a sue spese nei grandi fallimenti dello Stato, il lusso torbido delle scuderie da monta, delle grandi scuderie da monta di mattone fulvo sotto le fronde, come roseti di rose rosse sotto il tubare di uragani, come bei ginecei pieni di principi selavggi, di tenebre, d'incenso e di seme maschile... Chi regola, in tempo di crisi, la guardia delle grandi navi sotto sigilli, ormeggiate sull'ansa di un fiume color iodio, color liquame (e sotto il limbo di vetrate variopinte, nei vasti saloni scialbati da oblio, v'e' una luce d'agave per i secoli e per sempre vigile in mare); Chi s'indugia, con gente di basso ceto, per i cantieri e sugli scali deserti dalla folla, dopo il varo di un gran scafo di tre anni; Chi per professione arreda le navi; e chi trova un giorno il profumo della sua anima nel fasciame interno d'un veliero nuovo; Chi monta la guardia d'equinozio sul bastione dei docks, sull'alto pettine sonoro delle grandi dighe di montagna, e sulle immense cateratte oceaniche; Colui pel quale, d'improvviso, s'esala tutto il fiato insanabile di questo mondo nel tanfo dei grandi silos e magazzini di derrate coloniali, la' dove spezie e grano verde si gonfiano alle lune di svernamento come la creazione sul suo letto vizzato; Chi pronuncia la chiusura dei grandi congressi d'orografia, di climatologia, ed e' il tempo di visitare l'Arboreto e l'Acquario e il quartiere delle prostitute, le taglierie di pietre preziose e il sacrato dei grandi convulsionari Chi, come Baber, veste i panni del poeta fra due grandi atti virili per riverire il piano d'una bella terrazza; Chi e' distratto durante la dedica di una navata, e nel timpano sono certe giare, simili a esse di violino, murate per l'acustica; Chi eredita su terra di vassallaggio, l'ultima aironiera, con belle opere di venatoria, di falconeria; Chi commercia, in citta' grandi libri: almagesti, portolani e bestiari; Chi segue con cura gli accidenti di fonetica, di alterazione dei segni e le profonde erosioni del linguaggio; Chi partecipa ai grandi dibattiti di semantica; Chi e' un'autorita' nelle matematiche usuali e si diletta nel computo dei tempi per il calendario delle feste mobili (il numero d'oro, l'indizione romana, l'epatta e le grandi lettere domenicali); Chi da' gerarchia ai grandi uffici del linguaggio; Colui al quale sono mostrate, in luogo altissimo, grandi pietre lucide per l'insistenza della fiamma 
Quelli, quelli sono i principi dell' Esilio e non sanno che farsene del mio canto 
EXIL (Esilio) Saint-John Perse

sabato 30 aprile 2011

Eccoci lontani dalla decorazione

Uccelli Oiseaux Saint-John Perse Romeo Lucchese Lerici Editori Milano 1965
Nous voilà loin de la décoration. C’est la connaissance poursuivie comme une recherche d’àme et la nature enfin rejointe par l’esprit, après qu’elle lui a tout cédé.  
Eccoci lontani dalla decorazione. È la conoscenza perseguita come una ricerca d’anima e la natura infine raggiunta dallo spirito, dopo avergli tutto ceduto. 
Une émouvante et longue méditation a retrouvé là l’immensité d’espace et d’heure où s’allonge l’oiseau nu, dans sa forme elliptique comme celle des cellules rouges de son sang. 
Una commovente e lunga meditazione ha ritrovato là l’immensità di spazio e di tempo in cui s’allunga l’uccello nudo, nella sua forma ellittica come quella delle cellule rosse del suo sangue.
p. 194/195 vol.2

venerdì 20 marzo 2009

E la giornata è avviata

XVI

...I vecchi del paese sono i primi ad alzarsi,
a schiudere lo scuro e a guardare il cielo, il mare che muta colore
e le isole, dicendo: la giornata sarà bella se si giudica da quest'alba.

Ed è subito giorno! e il bandone dei tetti s'accende
nell'ansia, e la rada è in preda al malessere, e il cielo al brio,
e il Narratore si slancia nella veglia!
Il mare, fra le isole, è rosa di lussuria; il suo piacere
è cosa da discutere, lo si è preso con una partita di braccialetti
di rame!
Fanciulli corrono alle rive! cavalli corrono alle rive!...
un milione di fanciulli le cui ciglia sono come umbelle...
e il nuotatore

ha una gamba in acqua tepida, ma l'altra gravita in
una corrente fresca; e le gonfrene, le eruche, l'acalèfi
dai fiori verdi e quelle radici cespitose, barbe dei vecchi muri
impazziscono sui tetti, all'orlo delle gronde,
poiché un vento, il più fresco dell'anno, s'alza, dai laghi
d'isole che s'inazzurrano,
e infrangendosi fino a quegli isolotti piatti, le case nostre,
s'insinua in seno al vegliardo

per la rada di tela fino al punto pieno di crine fra
le due mammelle.

E la giornata è avviata, il mondo
non è così vecchio che subito non abbia riso...

È allora che l'odore del caffè torna su per la scala.

XVII

« Quando avrete finito di pettinarmi, avrò finito di
odiarvi.»
Il bimbo vuole che lo si pettini sulla soglia della porta.
« Non tiratemi così i capelli. È già troppo che sia necessario
toccarmi. Quando m'avrete pettinato, v'avrò odiata ».
Intanto la saggezza del giorno prende forma d'un
bell'albero
e l'albero dondolante
che perde una manciata d'uccelli,
alle lagune del cielo squamma un verde cosl bello
che non c'è nulla di piu verde se non la notonetta.
« Non tiratemi così forte i capelli...»
XVIII

Ora lasciatemi, vado solo.
Uscirò, perché ho da fare: un insetto m'aspetta per
trattare. È gioia per me

vedere il grande occhio sfaccettato: angoloso, imprevisto,
come la bacca del cipresso.
Oppure stringo alleanza con le pietre venate di blu:
e lasciatemi lo stesso,
seduto, nell'amicizia delle mie ginocchia.

1908

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