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giovedì 5 febbraio 2015

Udite! Udite! BENIAMINO PLACIDO vs Alfonso Berardinelli.

[ LA VAGA FANCIULLA SOSPIRA IL MARITO ] BUONE notizie. Il settimanale Panorama pubblica adesso (da due settimane) una nuova rubrica che si intitola La Poesia. Ed ha già proposto ai lettori due composizioni: Variazioni belliche di Amelia Rosselli, e Maledizione del poeta inglese Wystan H. Auden. Non le manda in giro sole, Panorama, queste sue poesie. E fa bene. La poesia è fragile e difficile. Potrebbe fare dei cattivi incontri. Potrebbe essere vilipesa: o peggio, incompresa, per strada. Perciò la fa accompagnare da un commento di Alfonso Berardinelli. Che è un cavaliere critico ardimentoso. Dalla lettura dei versi deduce sempre lezioni di risentita morale civica. Dalla poesia della Rosselli (Contiamo infiniti cadaveri. Siamo l' ultima specie umana) deduce che, accidenti, è proprio vero: Noi, l' Occidente sviluppato, continuiamo a vivere di cannibalismo ai danni dei paesi più poveri e riempiamo un piccolo pianeta di armi e rifiuti. Dalla poesia di Auden, riferita all' invenzione del motore Diesel, Berardinelli deduce che il nostro pregiudizio favorevole al nuovo, al progresso, è un pregiudizio moderno, cioè essenziale all' accelerazione del consumo, realizzazione del profitto, e simili. 
Alfonso Berardinelli sa fare di meglio, come critico letterario, posso assicurarlo. Tant' è vero che vorrei affidargli una vecchia poesia da commentare. 
Una poesia facile e sorridente. Scritta da Vincenzo Padula prete-poeta-patriota calabrese dell' Ottocento, che Carlo Muscetta fece conoscere negli Anni Cinquanta , questa poesiola descrive la situazione della fanciulla pudica che si ritrae dal mondo, evidentemente inadeguato ai suoi palpiti. Nessuno può spiegarla meglio di Berardinelli, che fino all' altro ieri se ne stava ritirato sotto la sua sdegnosa tenda. Dicendo cose cattivissime sul mondo intero e contro i mezzi di comunicazione di massa: vuoi quotidiani, vuoi settimanali; sui quali adesso per nostra fortuna scrive.
Ma ecco la poesia:
 Già tien quindici anni la vaga fanciulla / Né più nel giardino coi fior si trastulla; / Non segue gli uccelli, non l' aurea farfalla, / Le piacciono i preti, va sempre alla Messa; / Abbassa gli sguardi, tien curve le spalle, / Compone altarini, ogni dì si confessa; / Ricerca i silenzi di luogo romito; / Sospira il marito, sospira il marito. 
Letta bene, la poesia non serve soltanto a tuonare contro gli altri. Serve anche soprattutto a capire se stessi.

domenica 23 settembre 2012

[In Time]

La difficoltà di tradurre in italiano un grande poeta come Auden mi ha sempre preoccupato: nelle traduzioni che conosco va perso quasi sempre soprattutto il suo "tono" inconfondibile, ironico, oratorio, allusivo, con le sue criptocitazioni, le sue battute comiche e i suoi aforismi. Di fronte alla camaleontica varietà di registri di Auden, confesso che molta poesia italiana del Novecento, anche la migliore, mi delude. Ebbene, trovo nel libro di Deidier, per la prima volta, mi sembra, una traduzione-rifacimento soddisfacente del magnifico attacco di Commentary, l'ampio poema raziocinante con cui si conclude In Time of War: 
«Stagione cede a stagione, questa è la legge: / Orbitano i pianeti nell'ampia / Pace del sole, e la galassia // Ruota come un'enorme porcellana. / Con le macchine intorno e i fiori estivi, / Piccolo sulla sua piccola terra, l'uomo // Guarda il mondo di cui è giudice e vittima: / Rarità in un angolo eletto, ammira / Le grandi vie dove il suo credo è nulla». 
Certo, manca qualcosa, qualcosa è sacrificato. Deidier accorcia e adatta a una misura oscillante intorno all'endecasillabo i lunghissimi versi di Auden. Ma riesce a far suonare quella lingua in un italiano dal tono giusto. Dunque l'inglese più complesso si può tradurre. Per favore, proviamo a tradurre anche il lessico di largo uso.

CARLO IZZOwriters. W.H.Auden
Data: Tuesday, 20 April @ W. Europe Daylight Time
Argomento: il network telematico

 IN MEMORY OF W. B. YEATS
(d. Jan. I939)
I.
He disappeared in the dead of winter:
The brooks were frozen, the airports almost deserted,
And snow disfigured the public statues;
The mercury sank in the mouth of the dying dar.
O all the instruments agree
The day of his death was a dark cold day.

Far from his illness
The wolves ran on through the evergreen forests,


IN MEMORY OF W. B. YEATS
(d. Jan. I939)
I.
He disappeared in the dead of winter:
The brooks were frozen, the airports almost deserted,
And snow disfigured the public statues;
The mercury sank in the mouth of the dying dar.
O all the instruments agree
The day of his death was a dark cold day.
Far from his illness
The wolves ran on through the evergreen forests,
1.
Scomparve in pieno inverno:
I rivi erano gelati, gli aeroporti quasi deserti,
La neve deformava i monumenti;
Il mercurio sprofondava nella bocca del giorno morente.
Si, tutti gli strumenti affermano concordi
Che il giorno della sua morte fu un giorno freddo e tetro.
Lontano dal suo male
I lupi correvano le foreste sempreverdi,

28
The peasant river was untempted by the fashionable quays;
By mourning tongues
The death of the poet was kept from his poems.

But for him il was his last afternoon as himself,
An afternoon of nurses and rumours;
The provinces of his body revolted,
The squares of his mind were empty,
Silence invaded the suburbs,
The current of his feeling failed: he became his admirers.

Now he is scattered among a hundred cities
And wholly given aver to unfamiliar affections;
To find his happiness in anorther kind of wood
And be puni,shed tmder a foreign code of conscience.
The words of a dead man
Are modified in the guts of the living.

But in the importance and noiose of tomorrow
When the brokers are roaring like beasts on the floor of
the Bourse,
And the poor have the sufferings to which they are
fairly accustomed,
And each in the cell of himself is almost convinced of
his freedom;
A few thousand will think of this day
As one thinks of a day when one did something slightly unusual.
O all the instruments agree
The day of his death was a dark cold day.


2.


You were silly like us: your gift survived it all;
The parish of rich women, physical decay,
Yourself; mad Ireland hurt you into poetry.
Now Ireland has her madness and her weather still,
For poetry makes nothing happen: it survives
In the valley of its saying where executives
Would never want to tamper; it flows south


29

Il fiume campagnolo non si lasciò tentare dai moli cittadini;
Lingue accorare
Tennero la morte del poeta lontana dalla sua poesia.

Ma fu quello, per lui, l'ultimo pomeriggio che fu lui,
Pomeriggio d'infermiere e dicerie;
Le province del suo corpo si rivoltarono,
Le piazze della sua mente si fecero vuote,
Silenzio invase i sobborghi,
Il fluire dell'essere si spense: egli divenne i suoi ammiratori.

Ora è sparso tra cento città
E consegnato intero ad affetti inconsueti;
Deve cercare la felicità in un'altra specie di bosco,
Essere punito secondo un ignoto codice della coscienza.
Le parole d'un morto
Vengono modificate nelle viscere dei vivi.

Ma nell'importanza e nel frastuono del domani,
Quando gli agenti ruggiranno come belve nell'atrio della Borsa,
E i poveri soffriranno le pene cui sono abituati da tempo,
E ciascuno, entro la cella di se stesso, sarà quasi convinto della
sua libertà;
Alcune migliaia d'uomini penseranno a questo giorno
Come si pensa al giorno nel quale s'è fatta una cosa un poco diversa dal solito.
Si, tutti gli strumenti affermano concordi
Che il giorno della sua morte fu un giorno freddo e tetro.

2

Fosti sciocco come noi: il tuo dono sopravvisse a ogni cosa:
Alla parrocchia di ricche signore, al decadimento del corpo,
A te stesso; l'Irlanda folle trasse versi dalla tua pena.
Oggi l'Irlanda ha la sua follia e il suo maltempo ancora,
Perché la poesia non fa accadere nulla: sopravvive
Nella valle del suo linguaggio, dove i magistrati
Non pensano di portare la loro corruzione; scende verso il sud

From ranches of isolation and the busy griefs,
Raw towns that we believe and die in; it survives,
A way of happening, a mouth. Da fattorie d'isolamento e attive afflizioni,
Crude città in cui crediamo e moriamo; sopravvive,
Un modo d'accadere, una bocca.
3.
Earth, receive an honoured guest;
Wil1iam Yeats is laid to rest:
Let the Irish vessel lie
Emptied of its poetry.

Time that is intolerant
Of the brave and innocent,
And indifferent in a week
To a heautiful physique,

Worships language and forgives
Everyone by whom it lives;
Pardons cowardice, conceit,
Lays its honours at their feet.

Time that with this strange excuse
Pardoned Kipling and his views,
And will pardon Paul Chaudel,
Pardons him far writing wel1.

In the nightmare af the dark
All the dogs af Europe bark,
And the living nations wait,
Each sequestered in its hate;

Intellectual disgrace
Stares from every human face,
And the seas of pity lie
L.ocked anrd frozen in each eye.

Follow, poet, follow right
To the bottom of the night,
With your unconstraining voice
StilI persuade us to rejoice;

With the farming of a verse
Make a vineyard of the curse,
Sing of human unsuccess
In a rapture of distress;

In the deserts of the heart
Let the hea1ing fountain start,
In the prison of his days
Teach the free man how to praise.

3

Terra, ricevi un ospite Onorato;
William Yeats discende nella tua pace:
Stia all'àncora la nave d'Irlanda
Vuota della sua poesia.

Il tempo che non tollera
Gli arditi e gli innocenti,
E in sette giorni dimentica
La bellezza d'un corpo,

Adora il linguaggio e perdona
A quanti gli donano vita;
Condona la codardia e l'albagia,
E depone i suoi onori ai loro piedi.

Il tempo che con questa strana scusa
Perdonò a Kipling e alle sue idee,
E perdonerà a Paul Claudel,
Perdona a lui d'avere scritto bene.

Nell'incubo della tenebra
Latrano tutti i cani d'Europa,
E le nazioni vive attendono,
Isolata ciascuna nel suo odio;

La vergogna della mente
Ti guarda da ogni volto umano,
E mari di compassione stanno
Chiusi e gelati in ogni occhio.

Procedi, poeta, procedi diritto
Sino al fando della notte,
Con la tua vace suasiva
Riportaci ancora alla gioia.

Con un'aratura di poesia
Trasforma in vigneto la maledizione,
Canta il fallimento umano
In estatica angoscia..

Nei deserti del cuore
Fa che sgorghi la fonte che risana,
Nella prigione dei suoi giorni
Insegna all'uomo libero la lode.


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venerdì 4 maggio 2012

La vita amletica di Amelia Rosselli raccolta dalle sue conversazioni

(Il Foglio, 12 maggio 2010)  Alfonso Berardinelli. Andando al Salone del libro di Torino mi sono chiesto se in mezzo a tutti quegli stand editoriali ci fosse almeno un libro di Amelia Rosselli.
Una domanda molto istintiva, forse illogica, forse un po' onirica, solo un desiderio espresso in forma interrogativa. Avendo letto il volume che raccoglie le sue interviste, è come se la presenza di Amelia Rosselli si fosse materializzata davanti a me. Il titolo è forte: “È vostra la vita che ho perso. Conversazioni e interviste 1964-1995” e il volume è stato curato da Monica Venturini e Silvia De March per le edizioni Le Lettere (pp. 393, euro 35)...

martedì 24 maggio 2011

Perchè sono così accorto

Perchè sono così accorto, Ecce homo, F.Nietzsche

Per chi si colloca naturalmente al bordo della letteratura, frequentando la poesia da sempre, è giocoforza avere compagni di strada per i suoi fini di varia umanità e bravura - così io ho bisogno di competenze specifiche che solo una frequentazione assidua, che non è nelle mie corde, e fanatica, permette di realizzare. Alfonso Berardinelli è esemplare, per competenza e per stravaganza, perseveranza, così mi è utile da tempo per le mie necessità. Non ho letto quasi nulla dai suoi libri, ma la sua pubblicistica è curiosa ed interessante. Soprattutto utile per l'autodidatta qual sono.
E veniamo al punto. La raccolta dei suoi interventi settimanali su una rivista d'informazione generale della Mondadori. Consideriamo emblematicamente alcune poesie commentate, quelle di autori che ci interessano, Pound, Rosselli, ..


Vediamo PoundEcco che intanto Alfonso Berardinelli fornisce un formidabile Pound di W.C. Williams:
 «Non ho mai potuto frequentarlo regolarmente. Mai. Era spesso brillante, ma un rompiscatole. Però non mi sono mai (finché lo tenevo a distanza) stancato di lui, nè a dire il vero ho mai smesso di volergli bene. Non si poteva non volergli bene. Quello che non ho mai sopportato in Pound era l’atteggiarsi a grande poeta. Per me erano buffonate belle e buone». Inoltre, Williams mette in luce il tratto inconfondibile e forse decisivo del carattere di Pound, e cioè la falsificazione involontaria per amore di grandezza, l’infatuazione narcisistica, l’infantile e innocente truffa artistica: «Non era mai riuscito a imparare a suonare il pianoforte. Ma, malgrado questo, “suonava”. Ricordo, a casa mia, lo stupore di mia madre quando si sedette al piano e, facendo sul serio, diede sfoggio del suo “virtuosismo”. Tutto, si potrebbe dire, ne risultò, tranne che musica. D’un sol colpo affrontò le massime vette: suonò Liszt, Chopin su e giù per la tastiera, in maniera coerente secondo lui, senza rispettare alcun ordine. Faceva parte delta sua fiducia in sé. Mia cognata era una pianista concertista. Ezra non ebbe mai simpatia per lei».
Proprio come il bambino che non sa suonare, ma si siede al piano e imita un pianista, o come l’attore che non sa recitare, ma fa finta di recitare con enorme determinazione volitiva, così Pound fece magnificamente finta per tutta la vita dì essere un vero
grande e intransigente poeta. 
Poi fornisce una sua preziosa illuminazione, la tesi:
 E' questa ingombrante fissazione da letterato che in Pound soffoca la poesia e in un certo senso la sostituisce. Più che poeta, Pound è un mitomane della cultura poetica. Il suo sogno più divorante è il sogno della poesia, il sogno in cui egli stesso compare come protagonista, esuberante discepolo destinato a superare i vecchi maestri. 
E argomenta così variamente prima e dopo con pari maestrìa.


Ma il problema è un altro, cioè che Berardinelli non capisce - lui così sapiente e sensibile - che in quel modo Ezra Pound elabora un modo d'essere poeta stupefacente e di fare poesia nuovissimo, una sperimentazione che sgombra l'aria come un temporale d'estate e apre la contemporaneità come solo il pazzo generoso può fare: Pound con Duchamp,  ci sottrae dall'ipnosi della grande poesia lirica che tracima dall'ottocento, ci sottrae dall'obbligo che le avanguardie del 900 hanno sentito di indicare le radici del loro lavoro, ci fornisce la via d'uscita dalla stessa prigione dell'identità poetica ed apre il pensiero al fare di una società aperta e ad una edizione non-critica per il nostro tempo [una-linea-di-ricerca-sul-testo-digitale ] Federico Pellizzi+ alfredo giuliani secondo ruffilli [/nella-vicenda-letteraria-italiana]

Excipit:
La poesia che egli porta a mò di prova, la-ragazza-del-negozio, dimostra esattamente il contrario di quel che lui pazientemente e dottamente crede di dimostrare!


Per un momento si è posata su di me, 
Come una rondine sbattuta dal vento contro il muro,
E parlano delle donne di Swinburne,
Della pastorella incontrata da Guido,
Delle baldracche di Baudelaire.

lunedì 1 novembre 2010

Amelia Rosselli, intervista ad Alfonso Berardinelli

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Amelia Rosselli, intervista ad Alfonso Berardinelli
descrizione

In questa intervista Alfonso Berardinelli, critico letterario e poeta, ci racconta la "sua" Amelia Rosselli, in occasione della presentazione di Diario Ottuso, del quale curò la prefazione.

Berardinelli propone un rapido excursus nell'opera della poetessa, dai tempi delle prime pubblicazioni sul Menabò, rivista letteraria a cura di Elio Vittorini, agli ultimi tentativi in prosa, mettendo in evidenza il carattere sperimentale delle composizioni; carattere sperimentale che - data la storia della vita e della formazione della Rosselli - è un "dato di fatto", una tendenza naturale e necessaria. I suoi lapsus, gli errori, le sgrammaticature, l’originale e spontaneo modo con il quale riesce a implicare nella sua poesia cosi moderna delle voci remote, delle voci antiche - come se la tradizione classica, la tradizione della lirica italiana, rientrasse nella sua poesia senza nessuna intenzione “colta” - l'elemento infantile, angoscioso, e quello lirico, profetico, la rendono al tempo stesso l'Alice e la Cassandra della poesia italiana: "Ha un tono oracolare, in lei del tutto naturale. A causa della sua formazione e della sua mente, che è in comunicazione con varie entità, morti vivi, angeli, delizie, inferni, e proprio perché la sua è una mente lirica, di una potenza eccezionale, in lei avviene che il linguaggio si presenti direttamente poetico".

Alfonso Berardinelli, saggista, critico letterario, è autore di diversi studi, tra cui ricordiamo La poesia verso la prosa (Bollati Boringhieri, 1994), L’eroe che pensa (Einaudi, 2000), Stili dell’estremismo (Editori Riuniti, 2001), La forma del saggio (Marsilio, 2002), A B C del mondo contemporaneo: Autonomia, Benessere, Catastrofe (Minimum Fax, 2004).

martedì 13 ottobre 2009

[MultiMiffy] Amelia Rosselli e Alfonso Berardinelli

Commento al tuo video: videor 08_incipit
Che meraviglia! Ritrovo un insegnante, che ha contato tanto nella mia formazione, parlare di una poetessa ch'egli mi ha insegnato ad apprezzare.
Grazie per questo bel contributo!
Amelia Rosselli e Alfonso Berardinelli

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