giovedì 31 dicembre 2009
martedì 29 dicembre 2009
"Colto nell'orecchio sturato"
"Ci ho provato anch'io affà la spavalda co' la Forconi, ma..!,..te scherzava, ma quando se lavorava..!"
lunedì 28 dicembre 2009
Videor nasce nel 1988
9-7-87 Find more videos like this on videor
(*) Videor nasce nel 1988 ed è diretta da Elio Pagliarani con Nanni Balestrini, Corrado Costa, Vito Riviello e Adriano Spatola. Dopo aver pubblicato nove numeri chiude in forma di videorivista dando luogo al progetto sperimentale di RomaOnLine Videor e la telematica nella rete civica romana del 1995 e successivamente all'emittente videor.com rigorosamente opensource, con la realizzazione crossmediale di Loosetv, Senti Internet, Lacab Television, Internet Scene, Margi in rete e su memorie ottiche.
1988 Find more videos like this on videor
l'Emittente di poesia. Videor dopo l' homevideo, tutte le forme dell'edizione digitale che ora la rete veloce rende possibili nel web. Strutturata su un database redazionale che origina dall'archivio video della videorivista su cassetta l'iniziativa di Amedeo Marra e Orazio Converso con la direzione di Elio Pagliarani propone dal punto di vista degli artisti e dei poeti le funzionalità di ogni emittente con le specifiche interazioni della telematica. Il processo mediatico s'ispira alla condivisione di testi, video, materiali sonori, immagini da parte dei suoi redattori e della community di riferimento nel google world e prima con software e infrastrutture logistiche prodotte dal network di ricerca UniET in una infrastruttura al Caspur di Roma.
sabato 26 dicembre 2009
Al cuore soltanto affidi la beffa
delle cose impossibili, voglio tornare
indietro. Domani mi licenzio, e bevo
e vedo chimere e sento scomparire
lontane cose e vicine”.
Beppe Salvia vs Guido Galeno
4.
"Io scrivo di notte, mi suggerisco che scrivere. Io vivo in quei fogli davanti. Mi piacciono bianchi, mi piacciono scritti. Mi piace se canta Lydia Lunch o Vittoria Spivey. Non sono ordinato. Le mie righe lo sono. Dipinte le une alle altre. Perché è peccato sciupare una notte per non dire che il vero. Il mio mestiere l’ho appreso soltanto da me. Io distinguo due cose nel buio. Io penso, e posso, ordinatamente, contraffare tutto che mi circonda. Io ricordo, e d’ogni memoria niente mi è possibile mutare. Questo v’insegno: v’è arte e seppiatela usare; è possibile altrimenti sapere di sé, a tal modo affranti che il dolore ormai tutto comprendendo. Al cuore soltanto affidi la beffa sua più bella e più misera, dimenticare”.
Beppe Salvia
giovedì 24 dicembre 2009
il nome delle videorivista Videor
lunedì 21 dicembre 2009
E la salute?
Meglio? meno grane? - Mano ai remi! -
Vana linea costiera s'assottiglia,
scompare la memoria estrema
di me, isola fluttuante
(per cielo, non per mare...)
Anime, anime: sorelle! Anime:
amiche - mai più amanti!
Come vi va con la creatura
semplice? Senza divinità? E poi?
Voi, sceso dal trono, voi
che avete deposto la regina,
come vivete? Non c'è male? Non più
beghe? E bevete - quanto, adesso? E la cucina?
Il dazio della mediocrità immortale
come lo pagate, poveretto?
"Basta con le scenate, con gli eccessi -
cambio casa, vado via!"
Con la qualunque - come state
di che vivete, voi - mio eletto?
Mangiate - e dopo pranzo un sonnellino?
- Non lamentarti quando sarai sazio!...-
Con il simulacro come state
voi che avete dissacrato
il Sinai? Come vivete con la donna
terrestre? Per la costola vi piace?
Non vi frusta la fronte la vergogna?
La briglia di Giove vi dà pace?
E la salute? E i nervi? Senza
problemi? A letto tutto bene?
L'immortale piaga della coscienza
come la curate, poveretto?
Come vivete con la merce da mercato?
Troppo cara la vita? Vi assilla
l'alto prezzo? Dopo i marmi di Carrara
che ve ne fate del tritume
di gesso? (E' in pezzi
il dio scolpito nell'argilla...)
Come ci state con la milleunesima
voi - che avete conosciuto Lilith?
Già v'annoia l'ultima trovata
della moda? Sottratto all'incantesimo,
dite, come ve la passate
con l'umana senza il sesto
senso?
In coscienza - sei felice?
No? In quel disastro senza dei
come stai, amore? E' dura? Sì?
Come per me con l'altro?
sabato 19 dicembre 2009
Pedinamento della realtà
(...) Negli anni successivi portando alle estreme conseguenze la teoria del cinema come "pedinamento della realtà", si dedica ad alcuni film a episodi (...) L’esperimento che nasce da rifiuto di ogni artificio spettacolare non ha tuttavia il successo sperato pur essendo condotto da registi come (...)Key words, fallito e registi. Il pedinamento istintivo della realtà con Videor si muove nella direzione opposta al cinema, quello di montaggio, e ad ogni cinema di confezione tecnica (macchina a palla, allestimento spettacolare, ritmi incalzanti).
L'estetica è piuttosto quella delle vigilant camera, piuttosto che le videoinstallazioni.
sabato 5 dicembre 2009
La ragazza ladra
Sfidarsi é bene
per cercare
il meglio
sfidare il
vento
sul mare d'inverno
ma nell' acqua gelida
non c' é verso che tenga!
- se citato a fondo.
Cristiano Testa in formato 30X30
In questo Cristiano Testa in formato 30X30,preso tra Lara, Lorenza e il senior-editor, il corto circuito è breve perchè in esso è già sperimentato il disagio dello scrittore moderno: e si dichiara - il sogno di Vito Riviello di una scrittura non necessariamente in crisi cade come "davanti al primo venuto" che è l'"amato" di Amelia (Rosselli)(aut. cit. da videor.it).
Una scrittura continuamente metaforica e citazionista mi sfibra! oddio, certo, ma per una scrittura incidentata com'è quella di Testa, il suo sarcasmo che Lorenza dice solo di emendare dell'espressione "volgare"(*) che risucchierebbe altrimenti tutto il testo, condivisa e accolta anche dall'entusiasmo decisivo di Lara che ne coglie al volo lo "sharing" evidente, eccita!
(cit. Savonarola vs Pagliarani, ibidem videor.it).
L'ira funesta del Pelide Testa è contenuta, non bellettritrica e castrata! ed il lettore è graziato: grazia del Testo-Testa, sarcasmi domati, arie fuoriuscite dai talk di redazione, concerto del "life sharing mode".
(*)(Nota dell'autore) L'espressione "Molti di voi sicuramente avranno un padre o – peggio! - una madre che caca la minchia per l'utilizzo esagerato del computer e di internet" è stata sostituita da: "Molti di voi sicuramente avranno un padre o – peggio! - una madre che stressa per l'utilizzo esagerato del computer e di internet"
mercoledì 2 dicembre 2009
il Duca di Buonconsiglio
All'insegna del Duca di Buoninsegna, il duca guidava le
anime traverso labirinti di fame e di solitudine. Insegnava
come procacciarsi il cibo, le vivande per sopravvivere.
Io perdevo del tutto il controllo delle mie azioni:
egli guidava, molto tranquillo e sicuro di sé. Io non cercavo
nessun piacere, nessuna gloria; ma il vento tirava molto
forte dall'oriente, e le vestali mi pregavano di salire
i gradini della chiesa bizantina. No! gridavo, e cadevo
prostrato alle loro ginocchia. Poi mi rifacevo il letto
da me. All'insegna del pesce il Duca Buoninsegna guidava
le anime semplici schiette e gentili all'insegna del Paradiso!
Trainava dietro di sé semplici giocattoli per i bambini.
All'insegna del buon pastore il duca del Buoninsegna trainava
con sé, molti bambini. Balocchi non ne attendevano, fiori
e petali di grazia sì. Balocchi di grazia sì, fiori d'arancio
no. Il Duca di Buonconsiglio stendeva molto rapidamente
le sue ali a proteggere i bambini. Fiori di grazia sì, petali
d'argento no.
Come un razzo nel cielo le mie sabbie movibili
come un bombardamento d'insetti la tua corta corte.
Fotografo Ezio Bocci
sabato 28 novembre 2009
In viaggio con Amelia
Amelia era conoscibile, trapassabile, aperta con fiducia verso gli altri, non fece niente, durante quella vacanza,per nascondersi, cammuffarsi. Preferiva conoscere e farsi conoscere bene, non aveva complessi o inibizioni,cose queste che negli altri, invece, trovava come origine della sofferenza in lei, come se incappasse in qualcosa che non aveva previsto, non capiva bene o forse non accettava che le persone dovessero trascinarsi dietro comportamenti nevrotici quindi inutili. (D.Tavani)
foto by Ezio Bocci
lunedì 23 novembre 2009
domenica 22 novembre 2009
Luoghi di Videor
- VOCI
- SUONI
dei luoghi
E QUESTO [Videor a Roma] - http://maps.google.com/maps?f=q&hl=it&geocode=&time=&date=&ttype=&q=videor+roma&ie=UTF8&z=13&om=1
ANCORA (in questo c'è il video di Adriano Spatola) - http://maps.google.com/maps/ms?msa=0&msid=110077159889249360293.00000111c1de8ed9fbc00&hl=it&ie=UTF8&ll=46.732331,11.447754&spn=4.216985,8.876953&z=7&om=1&iwloc=000001121e0189339045d
Antonio Barbieri
http://rootiers.blogspot.com/2009/11/antonio-barbieri.html
Perche' il problema e' tutto questo: sostituire agli oggetti edenici di cui sono stato deprivato le malfidate parole. Anche qui. E adesso pero' io copio in questo caso da Beckett. Non importa: citavo Blanchot per dire con lui che Dio e' lontano per sempre, nella religiosita' degli ebrei. Intanto, ho disseminato questo testo, contestualizzandomi, di un sacco di frasi apodittiche. E' la mia voglia di finire e non poter finire (e qua mi serve Cacciari) il mio viaggio, la mia scrittura, e' un viaggio all'interno di me, nel mio deserto, giacche' io sono incapace di risposte, sapendo che non avro' mai una meta e che questa sconfitta, scontata, non mi prostera', ma accendera' il mio lamento all'infinito (io, intanto, fingero' di andare e tornare, ma e' chiaro che non mi muovo di un passo). La mia voce in me si spegne, morsa dal fading della sua lontananza inattingibile, che sono io chiuso nella logica di profitto della grammatica e di tutte le leggi che sostengono e alimentano il senso della realta' e il principio di non contraddizione ad essa connesso. Io sono il guardiano di me stesso, ancora Cacciari, che mi sta davanti, l'ingenuo contadino o chi altri, e a cui impedisco il passaggio, davanti al portone della legge. Sono io stesso, non sono qui per caso, sono qui esclusivamente per me stesso. La porta non e' custodita da nessuno, la porta e' aperta e non c'e' nessuno.
mercoledì 18 novembre 2009
Viaggio numero due
domenica 15 novembre 2009
sabato 14 novembre 2009
Un ritratto video di Amelia Rosselli
videomaker Amedeo Marra
venerdì 13 novembre 2009
[disseta] ho fatto fatica a ritrovare i significati
"il simbolico è un modo un po' troppo indiretto per dire quel che si ha da dire richiede continuamente spiegazioni nostre [...] qualche volta ho fatto fatica a ritrovare i significati [...] la mia interpretazione è spesso un'altra."
che bella.
giovedì 5 novembre 2009
La passione "morte"
Non so più come fu che un giorno incorremmo nei dizionari e nei vocabolari e ci fu un'epifania da registrare fui pronto con il videotelefono: Tommaseo, alla lettera M, Morte, senti: Passione a cui sottostà il corpo quando l'anima cessa di ravvivarlo, capisci, la mentalità che ci sta sotto? Per questo bacchettone spiritualista, la morte non è un fenomeno ma una passione! Così alla fine quando hai letto la definizione sai cos'è la morte, ma non sai cos'è la vita.
http://www.festivaldellapoesia.it/project/pagesListDetail.asp?ID=45&IdEl...
martedì 20 ottobre 2009
[ Clsclassic] Elio Pagliarani forse gutemberghiano
martedì 13 ottobre 2009
[cettape] da Mostra a Mostra
[cinquantaremi]Chiara Scalesse
Paolo
[MultiMiffy] Amelia Rosselli e Alfonso Berardinelli
Grazie per questo bel contributo!
[catiusklein] a sud del sud
[chenlides] valerio magrelli
[quigonius] Il Caffè Illustrato
Grande Pedullà!!!
[lidia6711] VitoRiviello
così, poeti che stimo molto, Toti Scialoja, per esempio, invece io sono felicissimo di dirlo. Trovo nella parola comico una duttilità semantica...
[74Geppino ] Giorgio Caproni
[035dede035] Corrado Costa
[donatella314] Costantino Sigismondi
La mater amorum era, naturalmente, Venere, e Cynthia, la Luna.
Galileo aveva scoperto che il s...
[ugoq] Elio Pagliarani
[poetinslowmotion] dario bellezza
[belyy220770] two poems
[ignysfrancestrano] "Uno degli oggetti.."
Calogero che rivela come, all'inizio degli anni...
[ Laura90RnR] spatola/seduction
giovedì 24 settembre 2009
Vito Riviello ad alta voce
"Dietro l'angolo della poesia comica c'è lo spauracchio di pezza, c'è il clown, c'è il giullare, c'è l'inverno mentre sei in estate, c'è l'equilibrista."
Per far ridere come? Per far ridere anche dentro:oggi la comicità va dal fuori al dentro e dal dentro al fuori.Oggi la risata è mentale, oltre che linguistica.
E' l'atteggiamento di un comico con l'aria ammiccante e smarrita di chi non sa esattamente come andrà a finire.. sì, c'è questo io, l'autore, che si nasconde per paura, paura di un vuoto surreale, gremito di oggetti, i soliti palloncini del surrealismo più vieto; altri, però, sono oggetti conduntenti, persino bombe atomiche. E allora in me c'è questa paura, mentre fluisce la vita, di cozzare, di sbattere - del colpo mortale. Il buffo nasce proprio da qui, da come mi nascondo, mi sottraggo, dal come io finga di non avere paura. Con la tristezza dell'autore clown, che fa questi movimenti sconnessi per nascondersi, per ripararsi, per poter vivere, guardare serenamente, però con l'occhio rivolto a qualche colpo improvviso.
E' una presa di coscienza del reale..sì, non essendo l'autore un aggressivo, guarda con distacco come al museo, e pensa che il mondo sialì, sia afferrabile, comunque sia a portata di conoscenza.
Il buffo nasce invece quando il mondo, rappresentato da uno dei suoi simboli-oggetti, comincia a muoversi: e addirittura a offendere, se non proprio a colpire l'autore, questo milord della beata incoscienza.
"Freud ha sempre sostenuto che il linguaggio è un materiale plastico. Chi più di Totò ha manipolato questa specie di cera-pongo del linguaggio, essendo anche del linguaggio del suo corpo, soprattutto, essendo stato un grande mimo. Lo indicherei ai giovani come una grande fonte di ispirazione."
Per quello che io intendo poesia comica, la tradizione orale, la capacità non solo di memorizzare ma di capire fino alle coloriture più sfumate, i dialetti, le lingue subalterne, tutte queste cose che formano la tradizione orale, questa per me è la vis comica della nuova poesia, eterodossa, paradossale - non cerca il successo, che gli si faccia festa, vuole quasi comprensione, ecco:
"Io corro perchè devo vivere, e vivo così, come altri vanno in ufficio, o tu vai in fabbrica.."
Per chi corre Mennea http://www.youtube.com/watch?v=wsPPBtaRTio#t=01m38s
(Vito Riviello ad alta voce
il poeta comico
a cura di Orazio Converso, Roma, Teatro dell'Orologio, Il comico in poesia)
I due passanti
e quello distinto con il vestito grigio, quello con un certo
portamento elegante e l’altro con un certo portamento
elegante, uno che rideva con uno che rideva
uno però più taciturno e l’altro
però più taciturno, quello con le sue idee
sulla situazione e quello con le sue idee
sulla situazione: i due passanti: uno improvvisamente
con gli attrezzi e l’altro improvvisamente nudo
uno che tortura e l’altro senza speranza
una imprecisabile bestia una imprecisabile preda:
i due passanti: quello alto uguale e quello
alto uguale, uno affettuoso signorile e l’altro
affettuoso signorile, quello che si raccomanda
no-stop le stragi!
occorrono subito trattative
oggi lunedì due morti per parte
intratteniamoci in trattoria
martedì cinque feriti gravi
da una parte o dall'altra
cerchiamo di trattare
difficoltà per le trattative
mercoledì sei morti gravi
dalla parte che volete
l'unica cosa è trattare
giovedì i feriti senz'acqua
l'acqua è neutrale
ma non si trova
allora chi ci trattiene
a far le trattative
venerdì sei morti più
cinquanta feriti tra quelli
gravi a Gravina di Puglia
lente le trattative di pace
veloci i morti seguiti dai feriti
sabato feriti civili scambiati
per feriti incivili dai civili
domenica chiuso per feretri
si cerca di trattare ancora
ma anche le trattative
sono chiuse ora
aperte no-stop le stragi!
lunedì 24 agosto 2009
sabato 22 agosto 2009
Vito Riviello ad alta voce
Vito Riviello ad alta voce - oraesatta@calabriaora.it
- Eh, lo so che molti poeti rifiutano di definirsi così, poeti che stimo molto, Toti Scialoja, per esempio, invece io sono felicissimo di dirlo. Trovo nella parola comico una duttilità semantica che va molto più in là del suo significato originario. Una volta Majorino ha parlato di comicità linguistica, credo a proposito dell'Avanguardia. Giustissimo! La comicità linguistica è alla base di tutta la comicità nuova, intendo una poesia che abbia in sé la stupefazione, la meraviglia, la sorpresa - oltre il non-sense. Dietro l'angolo della poesia comica c'è lo spauracchio di pezza, c'è il clown, c'è il giullare, c'è l'inverno mentre sei in estate, c'è l''equilibrista. Per far ridere come? Per far ridere anche dentro:oggi la comicità va dal fuori al dentro e dal dentro al fuori. Oggi la risata è mentale, oltre che linguistica. E l'atteggiamento di un comico con l'aria ammiccante e smarrita di chi non sa esattamente come andrà a finire, sì, c'è questo io, l'autore, che si nasconde per paura, paura di un vuoto surreale, gremito di oggetti, i soliti palloncini del surrealismo più vieto; altri, però, sono oggetti contundenti, persino bombe atomiche. E allora in me cè questa paura, mentre fluisce la vita, di cozzare, di sbattere - del colpo mortale. Il buffo nasce proprio da qui, da come mi nascondo, mi sottraggo, dal come io finga di non avere paura. Con la tristezza dellautore clown, che fa questi movimenti sconnessi per nascondersi, per ripararsi, per poter vivere, guardare serenamente, però con l'occhio rivolto a qualche colpo improvviso. E' una presa di coscienza del reale; sì, non essendo l'autore un aggressivo, guarda con distacco come al museo, e pensa che il mondo sia lì, sia afferrabile, comunque sia a portata di conoscenza. Il buffo nasce invece quando il mondo, rappresentato da uno dei suoi simboli oggetti, comincia a muoversi: e addirittura a offendere, se non proprio a colpire l'autore, questo milord della beata incoscienza. Freud ha sempre sostenuto che il linguaggio è un materiale plastico. Chi più di Totò ha manipolato questa specie di cera-pongo del linguaggio, essendo anche del linguaggio del suo corpo, soprattutto, essendo stato un grande mimo. Lo indicherei ai giovani come una grande fonte di ispirazione. Per quello che io intendo poesia comica, la tradizione orale, la capacità non solo di memorizzare ma di capire fino alle coloriture più sfumate, i dialetti, le lingue subalterne, tutte queste cose che formano la tradizione orale, questa per me è la vis comica della nuova poesia, eterodossa, paradossale - non cerca il successo, che gli si faccia festa, vuole quasi comprensione, ecco io corro perchè devo vivere, e vivo così, come altri vanno in ufficio, o tu vai in fabbrica
(Per chi corre Mennea) (a cura di Orazio Converso, Roma, Teatro dellOrologio, Il comico in poesia, 1982)
giovedì 20 agosto 2009
La sedia del diavolo e Giovanna Bemporad
Trasmissione LA SEDIA DEL DIAVOLO RadioBlu, 1982
[La sigla musicale è di Nino De Rose]
mercoledì 19 agosto 2009
[Voce] Vladimir Majakovskij
AMO
Ad ogni nato di donna è stato concesso l'amore
ma fra impieghi, entrate e il resto
giorno per giorno s'inaridisce il terreno del cuore.
Sul cuore è infilato il corpo.
Sul corpo la camicia.
E come se non bastasse
un tale - idiota! -
ha fabbricato i polsini
e ha intriso d'amido lo sparato.
Verso la vecchiaia ci si ripensa di soprassalto.
La donna s'imbelletta
l'uomo di sbraccia come un mulino
- metodo mueller -
ma è tardi.
La pelle moltiplica le rughe.
L'amore fiorisce un po',
fiorisce un po'
e s'aggrinza...
- And Could You?, read by the author/А вы могли бы? В исполнении автора
[Real Audio] [.wav format] [mp3 format] - From Street to Street, read by Lili Brik/ Из улицы в улицу. В исполнении Лили Брик
[Real Audio] [.wav format] [mp3 format] - The Fop's Blouse, read by Lili Brik/Кофта фата. В исполнении Лили Брик
[Real Audio] [.wav format] [mp3 format] - An Extraordinary Adventure, read by the author/Необычаное приключение. В исполнении автора
[Real Audio] [.wav format] [mp3 format]
[l'Albero della Cuccagna] Corrado Costa
5 marzo 1984
venerdì 19 giugno 2009
martedì 14 aprile 2009
lunedì 6 aprile 2009
sabato 28 marzo 2009
[Reading] La luna
Beppe Salvia
a via Fermo
(la registrazione audio del reading è andata distrutta per volontà dell'autore)
venerdì 20 marzo 2009
I comici in poesia
Che cos'è il comico? Bella domanda. Sono secoli che ci si industria a cercare di venire a capo di una questione assai complessa con il guaio che i discorsi sul comico non sono comici e dunque inducono a riflessioni seriosissime. (..)In fondo la neoavanguardia fu una "rivoluzione" all'insegna del comico, dell'abbassamento.
Lavorando sul comico e praticando la comicità la neoavanguardia è riuscita a procurarsi moltissimi nemici ormai storici, perché gli sberleffi sono stati presi per diktat e le situazioni per categorie kantiane.
(..) La letteratura italiana ogni tanto avrebbe bisogno di rinnovare il proprio rapporto (nei secoli così' discontinuo) con la comicità. Proposte ironiche se ne vedono ormai poche. D'altra parte il secolo passato è vissuto di tragedie e catastrofi: il comico va annoverato fra le catastrofi. E' inevitabilmente distruttivo.
Sarebbe interessante, invece, tentare una ricognizione nei territori della comicità involontaria. Non viviamo forse un'epoca di controfigure?
E la giornata è avviata
...I vecchi del paese sono i primi ad alzarsi,
a schiudere lo scuro e a guardare il cielo, il mare che muta colore
e le isole, dicendo: la giornata sarà bella se si giudica da quest'alba.
Ed è subito giorno! e il bandone dei tetti s'accende
nell'ansia, e la rada è in preda al malessere, e il cielo al brio,
e il Narratore si slancia nella veglia!
Il mare, fra le isole, è rosa di lussuria; il suo piacere
è cosa da discutere, lo si è preso con una partita di braccialetti
di rame!
Fanciulli corrono alle rive! cavalli corrono alle rive!...
un milione di fanciulli le cui ciglia sono come umbelle...
e il nuotatore
ha una gamba in acqua tepida, ma l'altra gravita in
una corrente fresca; e le gonfrene, le eruche, l'acalèfi
dai fiori verdi e quelle radici cespitose, barbe dei vecchi muri
impazziscono sui tetti, all'orlo delle gronde,
poiché un vento, il più fresco dell'anno, s'alza, dai laghi
d'isole che s'inazzurrano,
e infrangendosi fino a quegli isolotti piatti, le case nostre,
s'insinua in seno al vegliardo
per la rada di tela fino al punto pieno di crine fra
le due mammelle.
E la giornata è avviata, il mondo
non è così vecchio che subito non abbia riso...
È allora che l'odore del caffè torna su per la scala.
XVII
« Quando avrete finito di pettinarmi, avrò finito di
odiarvi.»
Il bimbo vuole che lo si pettini sulla soglia della porta.
« Non tiratemi così i capelli. È già troppo che sia necessario
toccarmi. Quando m'avrete pettinato, v'avrò odiata ».
Intanto la saggezza del giorno prende forma d'un
bell'albero
e l'albero dondolante
che perde una manciata d'uccelli,
alle lagune del cielo squamma un verde cosl bello
che non c'è nulla di piu verde se non la notonetta.
« Non tiratemi così forte i capelli...»
XVIII
Ora lasciatemi, vado solo.
Uscirò, perché ho da fare: un insetto m'aspetta per
trattare. È gioia per me
vedere il grande occhio sfaccettato: angoloso, imprevisto,
come la bacca del cipresso.
Oppure stringo alleanza con le pietre venate di blu:
e lasciatemi lo stesso,
seduto, nell'amicizia delle mie ginocchia.
1908
consigli (consejos) come guida
Piero Leone. Guida all'ascolto del Messia di Haendel. Consigli per la lettura.
[Antonio Barbieri] Camilleri all'Alessandrina
1) che la sua scrittura ha bisogno della voce - ossia che egli, in qualche modo soggiace all'oralità, per così dire;
2) che egli ritiene che si può benissimo rinnovare la Lingua per mezzo dei dialetti - che altrimenti si perderanno - anzichè con l'ausilio, come d'uso, delle lingue straniere.
Per il punto 1), quindi, ritorna il fantasma della grana - dell'impasto sonoro che ci prende
alle spalle mentre si scrive -, richiamando un pò Barthes, che è senz'altro lo spettro della memoria - patrimonio genetico dell'umanità - che ci rulla dentro e che evochiamo, magari incosciamente, e magicamente - ritualmente - con la scrittura.
Indagare questa sorta di "demone", sondarne natura e struttura, significa calarsi - tuffarsi - nel mare di noi che ci parla, esistenzialmente, prima di tutto, mentre ci esprimiamo secondo il patto sociale di solidarietà umana che attraversa e governa la Lingua, sociostoricamente.
L'oralità è il nostro doppio, in questa guisa, quel tanto e quel qualcosa che tralasciamo, ma che ci accompagna insonne, aderendo alla comunità linguistica e costituendoci attori - attanti - del discorso. Il computer, i mezzi elettronici, della nuova e cospicua tecnologia, che ci accomoagnano, ora, racchiudono, mi sembra, al di là dell'asettica scientificità pretesa e presunta, questo tenebroso mistero di intangibilità e insondabilità della comunicazione.
Io, elettronicamente, mi dilato, esprimendomi, più narcisisticamente di quanto si pensi e, perciò, più narcoticamente "altro" d'ogni pianificazione digitale. Le parole - e lo dimostrano i nuovi esperimenti video - diventano vera e propria "materia", incandescente e vibrante, che grancassano, malgrado me, il mio vuoto di "voce", parlandomi nella distanza cosmica che, allegoricamente, fagocita l,"origine", di cui sono orfano, della parola.
Questo, ritengo, il ribaltamento essenziale: la pianificazione elettronica, ch'è materia sonora e vibrante, miscela incandescente, mi appaga, rimbalzandomi vuoto, all'infinito, dei miei precordi smarriti e dimenticati. E' una scrittura, l'elettronica, che soddisfa quante altre mai l'oralità, sia pure tradendola (in quanto fissa il vortice dell'amplificazione che mi vende al mercato delle voci, senza più che mi appartemga). In quanto, rispetto al periodo ordinato e piatto della stampa, io perdo l'orientamento e piuttosto mi labirintizzo; e seguo la virtualità del mio pensiero, astrattamente e speculativalente, più di quianto mi poissa assorbire la materialità della grafia, della stampa, che è materia di soddisfacimento visivo e manducativo.
L'oralità è la sacralità del dire, in quanto manifesta l'alito divino (Borges ha specificato che il volare del verbo - parola - è estensivo, accrescitivo, non limitatito, nei confronti della scrittura). La scrittura, come sociostoricamente codificata, fin qui, è l'ordine riconosciuto ed estraneo - rispetto al soggetto, disoggettivante -, con cui il soggetto si consegna alla comunicazione corrente ( anche quando, nel caso di poeti e scrittori, specie sperimentali, l'attaccano per strizzarne ogni libertà espressiva: l' individualità mitopoietica dell'arte è il salto, il conflagrarsi della collettività, per il massimo riconoscimento collettivo d' ogni istanza individuale che il socius ha eluso o deluso).
Dei "dialetti", per il punto 2) di Camilleri - in lui il siciliano - è un'ipotesi - è il tarlo che baca la mela, nel senso che esprime con vigore le pulsioni, direttamente, che poi la mediazione socio-storica stempera -, mi sembra, accantonandone ogni recupero romant ico e prelapsario alla Pasolini - l'universalità semantica -, mi sembra importante il registro espressionista - deformante rispetto al Centro - di Gadda.
In questo senso i dialetti equivalgono alle lingue straniere: straniano, raffreddano, condensano, in modo che il testo, insomma, dal suo stesso interno, possa desiderarsi e inseguirsi "altro".
mercoledì 11 marzo 2009
martedì 10 marzo 2009
[Arte] Carlo Cattaneo
Cattaneo, che aveva 79 anni, viveva a Roma da molti anni, ma aveva comunque mantenuto forti legami con Alassio (..) Amico e frequentatore del gruppo di maestri di cui facevano parte Carlo Levi, Giovanni Gromo, Giuseppe "Baby" Bechi, Galeazzo Viganò e Felice Andreasi, Cattaneo fu anche un finissimo scultore e ceramista. Cattaneo, che era nato ad Alassio, andò a studiare a Roma all'Accademia delle Belle Arti e la prima mostra la fece nel 1949, quest'anno avrebbe dunque tagliato il traguardo di un sessantennio di mostre.
NOTA segue
sabato 7 marzo 2009
Riviello a via Montegiordano [1987]
Più a sud del sud c'è sud
sud e sud, tanto sud che
ancora a sud non c'è che sud
a perdita d'occhio sud
all'infinito sud,
solo alla fine dei sud,
si fa solo per dire,
c'è l'ultimo sud,
il sud più sud che mai
il sud-sud, il suddissimo,
poi c'è il Sud-Africa.
(1989)
Congedo del viaggiatore cerimonioso
Giorgio Caproni, Congedo del viaggiatore cerimonioso, in Congedo del viaggiatore cerimonioso & altre prosopopee, Milano, Garzanti, 1966
Amici, credo che sia
meglio per me cominciare
a tirar giù la valigia.
Anche se non so bene l’ora
d’arrivo, e neppure
conosca quali stazioni
precedano la mia,
sicuri segni mi dicono,
da quanto m’è giunto all’orecchio
di questi luoghi, ch’io
vi dovrò presto lasciare.
Vogliatemi perdonare
quel po’ di disturbo che reco.
Con voi sono stato lieto
dalla partenza, e molto
vi sono grato, credetemi,
per l’ottima compagnia.
Ancora vorrei conversare
a lungo con voi. Ma sia.
Il luogo del trasferimento
lo ignoro. Sento
però che vi dovrò ricordare
spesso, nella nuova sede,
mentre il mio occhio già vede
dal finestrino, oltre il fumo
umido del nebbione
che ci avvolge, rosso
il disco della mia stazione.
Chiedo congedo a voi
senza potervi nascondere,
lieve, una costernazione.
Era così bello parlare
insieme, seduti di fronte:
così bello confondere
i volti (fumare,
scambiandoci le sigarette),
e tutto quel raccontare
di noi (quell’inventare
facile, nel dire agli altri),
fino a poter confessare
quanto, anche messi alle strette,
mai avremmo osato un istante
(per sbaglio) confidare.
(Scusate. È una valigia pesante
anche se non contiene gran che:
tanto ch’io mi domando perché
l’ho recata, e quale
aiuto mi potrà dare
poi, quando l’avrò con me.
Ma pur la debbo portare,
non fosse che per seguire l’uso.
Lasciatemi, vi prego, passare.
Ecco. Ora ch’essa è
nel corridoio, mi sento
più sciolto. Vogliate scusare).
Dicevo, ch’era bello stare
insieme. Chiacchierare.
Abbiamo avuto qualche
diverbio, è naturale.
Ci siamo - ed è normale
anche questo - odiati
su più d’un punto, e frenati
soltanto per cortesia.
Ma, cos’importa. Sia
come sia, torno
a dirvi, e di cuore, grazie
per l’ottima compagnia.
Congedo a lei, dottore,
e alla sua faconda dottrina.
Congedo a te, ragazzina
smilza, e al tuo lieve afrore
di ricreatorio e di prato
sul volto, la cui tinta
mite è sì lieve spinta.
Congedo, o militare
(o marinaio! In terra
come in cielo ed in mare)
alla pace e alla guerra.
Ed anche a lei, sacerdote,
congedo, che m’ha chiesto s’io
(scherzava!) ho avuto in dote
di credere al vero Dio.
Congedo alla sapienza
e congedo all’amore.
Congedo anche alla religione.
Ormai sono a destinazione.
Ora che più forte sento
stridere il freno, vi lascio
davvero, amici. Addio.
Di questo, sono certo: io
son giunto alla disperazione
calma, senza sgomento.
Scendo. Buon proseguimento.