Origliando prima che la serata incominci,quando le persone parlano di cose vere e si confidano certezze e preconcetti:
-Pasolini non si tocca, è un mito, guai a chi lo
infanga. Non passa giorno che non mi chieda
“e che cosa ne avrebbe detto Pasolini?”
- E’ sempre la solita storia: E’ possibile che da
quando è morto non si riesce a fare i conti con
la sua opera? Non ti rendi conto che molti
parlano per sentito dire? Ultimamente ho
chiesto un po’ in giro che cosa avessero letto
e visto questi agiografi e ho scoperto che parlavano
per sentito dire
-E dici niente… una persona che ha osato
esaltare i poveri, i diseredati, chi non ha mai
avuto voce e parola
- Un momento, non facciamo confusione:
Pasolini non è stato l’unico a occuparsi degli
emarginati. Il suo interesse ha padri nobili,
Tersite, Belaqua, Svarto, Useppe e mi fermo
qui. Ovviamente ciò non gli toglie merito, ma
non lo rende esclusivo ed eccezionale
- Emblematico però sì, devi convenirne. Accattone,
Stracci, i sottoproletari delle Terme
di Caracalla, l’antagonista dei famosi versi
officiniani contro PioXII, costituiscono figure
scolpite con un’icastica semplicità, testimonianza
e figura di un grande versificatore
- ma chi lo ha mai messo in dubbio. Il problema
è casomai ascrivere questa capacità, e ovviamente
sensibilità, ad una singolarità che,
a mio parere, è servita più a isolarlo che a
comprenderlo. Se vogliamo rimanere alla casistica
fraseologica che tenta, maldestramente,
di chiamarlo a pronunciarsi su tutto, dovremmo
sconsolatamente concludere che se
rinascesse, sarebbe il primo a ribellarsi. Farne
un santo equivale a farlo rivoltare nella
tomba
- Ma allora secondo voi
-Prego, non parlare al plurale con me
- D’accordo. Quindi secondo te, quale sarebbe
il messaggio che ha lasciato Pasolini?
- Sai bene che non mi va di parlare in termini
di messaggi, proclami, dettami, prescrizioni.
Ma comunque, penso che andrebbe
sottolineato, principalmente per le giovani
generazioni, che il conflitto tra epoca d’oro,
da paradiso perduto insomma, e dannazione
umana per fronteggiare le difficoltà della cosiddetta
perdita d’innocenza è vecchio quanto
il mondo. L’uomo, per una corrente di
pensiero, sarebbe stato felice ed immacolato,
graziato da un ozio imperituro fino a
quando per una dannazione peccaminosa
non avrebbe dovuto fronteggiare le difficoltà
servendosi della strumentazione umana
per eccellenza, la ragione, con la quale addomesticare
gli animali, disciplinare le acque,
fertilizzare la terra. Pasolini si inserisce in tale
tradizione e sentenzia “il mondo agropastorale
è stato inquinato, schiacciato e distrutto
da una borghesia vorace e impietosa,
che attraverso scuola media unificata, televisione
e sessantottini ha cancellato l’innocenza
dell’aureo evo borgataro romanesco e contadino
friulano
- Detta così, mi sembra una storiella semplicistica
- Non sono io a dirlo, ma i suoi falsi estimatori,
quelli che hanno bypassato il Sogno di
una cosa e L’usignolo della chiesa cattolica
per arrivare alla lettera a Gennariello o alle
missive al Palazzo senza scandagliare il travaglio
edipico e il reportage dell’Orestiade
africana, assetati di verità che li acquietassero.
Forse inconsapevoli che la realtà nuova
consegna la plebe che tanto intrigava Pasolini
ad un’ideologia del benessere che sicuramente
lo avrebbe disgustato
-Guarda, sarà pur vero ciò che dici, ma io non
sopporto questi intellettuali che spaccano il
capello in quattro e non riconoscono una patente
di martire a chi ha pagato di persona
per le sue idee
- E torniamo al solito equivoco Letteratura
Vita, dal quale Pasolini non uscì permettendo
a Sanguineti di elaborare un necrologio
che ne plaudiva la morte come uno degli ultimi
fuochi di un romanticismo stentoreo
- mi sembra un po’ troppo
- chi va per quella strada, deve aspettarsele
trovate del genere. La querelle durava da Officina,
Gruppo 63, Novissimi e forse era bene
che si formalizzasse anche con un pizzico
di crudele cinismo. Il guaio è venuto dopo.
Bisognava leggere, analizzare, discutere, ed
invece è iniziata la santificazione, per cui chi
aveva battagliato, provocato, con impertinenza
e coraggio, è divenuto l’icona dell’anticonsumismo,
del moralista, del poeta indiscusso.
E Pasolini? Scomparso nel fumo degli
apologeti, nella migliore delle ipotesi strumentali,
quando non ignoranti
- Ma allora, chi è stato per te Pasolini?
- Il poeta delle Ceneri di Gramsci, il regista
della Ricotta, l’intellettuale che, in linea con
il Novecento, ha tentato di trovare una cifra
stilistica che coniugasse la Passione civile con
le Ideologie che le si volevano incontrare. Ma
fu anche il compagno di scuola di Leonetti e
di Roversi, il calciatore compagno di giochi di
Franco Farolfi. E perché no, l’omosessuale
che la sera cercava sui marciapiedi della stazione
Termini adolescenti e giovanotti che si
intrattenessero sessualmente con lui, come
facevano i normali “ricchioni” (non gay) del
suo tempo, dei quali, dopo il delitto del Circeo
e lo stupro di Cinecittà andava scoprendo
tratti che nulla avevano a che fare con i
sottoproletari di vent’anni prima
- Ed allora?
-Allora invitiamo a leggerlo Pasolini, anziché
santificarlo. E principalmente facciamolo
leggere in compagnia degli intellettuali del
suo tempo
La serata sta per incominciare. Il cammino
incomincia, il viaggio è già finito: avrebbe,
ahimè, proclamato Pasolini.
SABATO 27 giugno 2009 PAGINA 3 calabria ora ora esatta
Non si è mai in ritardo sulla nostra vita. La clessidra, il libro, ogni volta ci indicano l’ora esatta.
oraesatta@calabriaora.it
di Giorgio Franco