Era una spedizione di trecento uomini,
giovani, forti e sono morti.Era un mattino e la contadina protagonista della poesia raccoglieva spighe di frumento, quando vide una barca in mare: era un piroscafo a vapore e alzava la bandiera tricolore italiana. La barca si era fermata per poco all’isola di Ponza e poi era giunta a Sapri; erano scesi a terra uomini con le armi, ma non vennero per saccheggiare né per derubare la popolazione.
Era una spedizione di trecento uomini,
giovani, forti e sono morti.
Non vennero per saccheggiare e né per derubare, ma si inchinarono a terra di fronte all’Italia. La contadina guardò in faccia ogni uomo e li vide tutti emozionati. I soldati fecero credere alla popolazione che gli uomini erano briganti venuti per uccidere, ma invece non rubarono nemmeno del pane; lanciarono grida dicendo che erano lì per il Paese.
Era una spedizione di trecento uomini,
giovani, forti e sono morti.
Il giovane Carlo Pisacane dagli occhi azzurri e dai capelli biondi camminava di fronte a loro. La contadina si fece coraggio e afferrando il capitano gli chiese dove andava, egli rispose che era pronto a morire per la patria. La contadina si sentì tremare il cuore, non riuscì a dirgli: "il Signore vi aiuti".
Era una spedizione di trecento uomini,
giovani,forti e sono morti.
Quel giorno la contadina non raccolse spighe, ma si mise in marcia con loro: si scontrarono per due volte; si scontrarono per due volte e vinsero i due primi scontri. La battaglia durò fino a certosa di Padula, lì si sentirono trombe e tamburi, tra il fumo e gli spari arrivarono altri mille uomini.
Era una spedizione di trecento uomini,
giovani,forti e sono morti.
Erano trecento e non vollero fuggire, morirono solo con le armi e si vide il sangue dei patrioti scorrere. La contadina pregò per loro che combattevano, ma ad un tratto svenne perché non vide più fra loro Carlo Pisacane.
Questa poesia è stata scritta verso la fine del 1857, è molto bella perché parla di una spigolatrice che vede la spedizione di Carlo Pisacane; inizialmente sembrava una spedizione di navi arrivate per derubare e saccheggiare.
La spedizione era di trecento uomini morti tragicamente per la liberazione dell’intera Nazione.
Eran trecento, eran giovani e forti, e sono morti!
Me ne andavo un mattino a spigolare
quando ho visto una barca in mezzo al mare:
era una barca che andava a vapore,
e alzava una bandiera tricolore.
All’isola di Ponza si è fermata,
è stata un poco e poi si è ritornata;
s’è ritornata ed è venuta a terra;
sceser con l’armi, e noi non fecer guerra.
Eran trecento, eran giovani e forti, e sono morti!
Sceser con l’armi, e a noi non fecer guerra,
ma s’inchinaron per baciar la terra.
Ad uno ad uno li guardai nel viso:
tutti avevano una lacrima e un sorriso.
Li disser ladri usciti dalle tane:
ma non portaron via nemmeno un pane;
e li sentii mandare un solo grido:
Siam venuti a morir pel nostro lido.
Eran trecento, eran giovani e forti, e sono morti!
Con gli occhi azzurri e coi capelli d’oro
un giovin camminava innanzi a loro.
Mi feci ardita, e, presol per la mano,
gli chiesi: – dove vai, bel capitano? -
Guardommi e mi rispose: – O mia sorella,
vado a morir per la mia patria bella. -
Io mi sentii tremare tutto il core,
né potei dirgli: – V’aiuti ‘l Signore! -
Eran trecento, eran giovani e forti, e sono morti!
Quel giorno mi scordai di spigolare,
e dietro a loro mi misi ad andare:
due volte si scontraron con li gendarmi,
e l’una e l’altra li spogliar dell’armi.
Ma quando fur della Certosa ai muri,
s’udiron a suonar trombe e tamburi,
e tra ‘l fumo e gli spari e le scintille
piombaron loro addosso più di mille.
Eran trecento, eran giovani e forti, e sono morti!
Eran trecento non voller fuggire,
parean tremila e vollero morire;
ma vollero morir col ferro in mano,
e avanti a lor correa sangue il piano;
fun che pugnar vid’io per lor pregai,
ma un tratto venni men, né più guardai;
io non vedeva più fra mezzo a loro
quegli occhi azzurri e quei capelli d’oro.
Eran trecento, eran giovani e forti, e sono morti!
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