(ovverosia: delle oscure cause di tanti disastri ferroviari)
Dal muro in fondo al prato, in mezzo al fieno
una forma si muove e si distacca,
ed è una vacca
che avanza il muso per guardare il treno,
5il diretto che passa all’11 ore;
perché (sappia il lettore
di questa commovente poësia),
in fondo al prato c’è la ferrovia.
La vacca guarda: uno dei gran diletti
10dei bravi ruminanti,
(e possono osservarlo tutti quanti),
è di fermarsi in estasi davanti
ai treni in corsa, specie se diretti.
Ma un po’ per uno: se ci sono vacche
15che fan l’occhietto alle locomotive,
(anime sensitive,
e non automi o rapide baracche)
ci sono pur delle locomotive,
che guardano le vacche.
20Le guardano coi grandi occhi di vetro
dei loro due fanali,
ed è con infinita nostalgia
ch’esse si lascian dietro
oltre i fuggenti pali
25del telegrafo, a vol, la prateria,
i campi, dove ci si può sdraiare
tanto tranquillamente, e contemplare
— lungi obliando le stazioni fosche —
il vol delle farfalle e delle mosche!
30«Oh! — sospiran le macchine (e nel mentre,
con il fuoco nel ventre,
tirano via rotando e strepitando)
quando — ripeton — quando
potremo essere libere anche noi;
35goderci la cuccagna
di vivere in campagna,
tra le famiglie placide de’ buoi?
Oh, potere campar senza gran stento
di un po’ di fieno e un po’ di sentimento
40come certi poeti!
Poter far nulla, all’ombra dei querceti!
Non più mangiar carbone e sputar fumo,
per l’uso ed il consumo
di gnomi irrequïeti
45sorti dall’umo, e spinti verso l’umo.
Oh gioia, starsi con le ruote all’aria
in grembo all’erbe tenere,
vicino a qualche fonte solitaria
che piglia il fresco sotto il capelvenere!
50«Ma quando s’è locomotive occorre
— fatalità! — essere sempre altrove,
sempre lasciarsi imporre
la volontà tiranna degli orari
ferroviarii,
55compreso quando piove
e fanno i peggio tempi de’ lunarii!
Bisogna sempre aver la testa a segno,
anzi ai segnali,
e prendersi l’impegno
60d’essere puntüali,
perché c’è sempre, in questo od in quel posto,
da non mancare una coïncidenza.
Se non si può... pazienza!
Ma intanto, avanti, avanti ad ogni costo!».
65E le locomotive vanno, vanno
senza riposo; eppure,
nelle latebre oscure
de’ lor cilindri a triplice espansione,
conservan sempre una speranza, ed hanno
70sempre un’illusïone.
Che proprio mai debba spuntare il sole
del giorno avventurato
che potran rotolarsi in un bel prato,
vigilate da buoni contadini,
75a fare capriole
insieme ad una lor giovine prole
di saltellanti locomotivini?
NOTA DELL’AUTORE:
Così, fantasticando
questi lor sogni tàngheri
80avvien che, a quando a quando,
qualche macchina sia
presa da acuti accessi di follia
ed è allora che va fuori dei gangheri,
e, quello che è peggio, dei binarii,
85causando così de’ gravissimi e spiacevolissimi
accidenti ferroviarii.
http://it.wikisource.org/wiki/Poesie_(Ragazzoni)/Parte_seconda/Poesia_nostalgica_delle_locomotive
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