martedì 9 marzo 2010

Videor al Dams

Veniamo da anni che possiamo dire trascorsi sotto il segno di una stagnazione creativa, di un "ritorno all'ordine" che ha attraversato i luoghi dell'arte e della letteratura, e, più in generale, il complesso di vita culturale e sociale. In piu di un caso abbiamo visto la passione per l'invenzione cedere il passo alla piu prudente ricerca d'un rassicurante alveo professionale: abbiamo visto il ritorno ai "luoghi deputati", in reiterati rigurgiti del già noto e del gia sperimentato.




VIDEOR N. 2 [Ottobre 1988 di Carlo Terrosi]
La taverna di Auerbach, rivista internazionale di poetiche intermediali, n.5-6-7-8, Anno IV, Inverno 1989 Inverno 1990
Questi anni '80 stanno ora per finire, e più d'un segnale pare indicare l' emergere di una nuova sensibilità e curiosità intellettuale: in campi diversi sembra prendere contorno il desiderio di reinventare nel sistema dell' arte occasioni e strumenti per il dibattito e la circolazione delle idee.
Idee, appunto: non mode o feticci, simulazioni inflattive di proposte culturali.In tale contesto vanno salutati con interesse quei tentativi di creare connettivi tra ambiti diversi, o di conquistare nuovi terreni per le singole discipline, che presentino caratteri innovativi: ci sembra questo il caso di "Videor", videorivista di poesia diretta da Elio Pagliarani, promossa e realizzata da "La Camera Blue" di Roma.
Quella di Videor è un'esperienza border-line, giocata cioè nella terra di confine che unisce - e separa - la poesia ed il video. Rivista di poesia, essa tuttavia rinuncia alla materialità del tradizionale supporto della poesia lineare, per affidarsi al linguaggio delle immagini in movimento. D'altra parte, sposa la tecnologia video, ma senza feticismi tecnologici, senza l'illusione di ritenere che sia dalla scelta di un mezzo tecnico che possa derivare una poetica: l'idea anzi che l'ordine di manipolazioni consentito dalla tecnologia video possa condurre video e poesia verso comuni esiti artistici, è respinta nell'ipotesi di lavoro della rivista.
Secondo tale ipotesi il video deve, per così dire, arrestarsi sulla soglia della poesia: farsi al possibile neutrale e discreto testimone dell'evento poetico, colto nel momento della lettura, dell a "mise en scene" della parola. Come a dire: si al video, ma in funzione della centralità della poesia, il cui tratto costitutivo essenziale è pur sempre da ritenere il lavoro con la parola, a meno di non volere intendere "poesia" solo in senso metaforico e generico. A questa concezione si potrebbe obiettare: non si corre il rischio allora, nonostante l'eterodossia della forma della rivista e la "novita" dell'uso del video, di attestarsi su di una idea tutto sommato "tradizionale" della poesia, di sottovalutare cioe I'importanza dell'immagine, del gesto, del suono quali correlati e tratti distintivi di tanta ricerca poetica contemporanea?
A questa obiezione si può rispondere che quelli che la "forma" della rivista fa emergere, fa "uscire fuori" dal corpo tradizionale della poesia sono proprio tali tratti: l' evento poetico risulta sottolineato nella materialità e fisicita del suo accadere. Domina la parola, ma come parola finalmente parlata, vissuta, "agita": che dunque e suono, immagine, gesto. Non un testo inerte, ma un autore e la sua peculiare "performance" divengono i protagonisti di questo "teatro" della parola. Qualcuno potrebbe muovere l'obiezione inversa: l'uso del video non sposta fuori da quei confini che soli possono oggi salvaguardare la poesia, d'una sua "spettacolarizzazione", dopo che la violenza intrusiva e totalizzante dei mezzi di comunicazione di massa già tanto terreno ha guadagnato rispetto a quello spazio privato di riflessione ove si colloca l' esperienza della lettura? D' altra parte, considerando il generale contesto di fruizione televisiva estraniante e passiva, forse è proprio una videorivista che può rappresentare un tentativo di salvaguardare alcune esigenze in modo adeguato all'attuale livello dei media, inventando dove all'interno del loro sistema una selettività, di uno spazio ove operi la scelta e l'attenzione.Se un rischio c'e dunque, c'è anche pere una sfida che merita tentare: quella di Videor può risultare una felice intuizione anticipatrice di ulteriori possibilità.
Di tutti questi temi si e discussoalIa presentazione di Videor, lo scorso12 dicembre a Bologna. La presentazionedella rivista e stata anche occasione d'un confronto tra i redattori e gli studenti del DAMS: l'iniziativasi e infatti tenuta presso l' Archivio-laboratorio d' arte, una struttura di documentazione sull' arte contemporanea e di ricerca sulle trasformazioni nell' organizzazione della cultura autogestita dagli studenti del collettivo "Lo specchio diDionisio". Obiettivo di questo centro e proprio quello di cercare di interpretare,di portare la conoscenza ed unvaglio critico su quella attualita deiprocessi culturali che troppo spesso la didattica universitaria, chiusa nellasua routine, rischia di trascurare se non di ignorare.

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